Università di Scampia: aggiornamenti in commissioni Politiche urbane e Scuola. Destinati oltre 9 milioni di euro per arredi e attrezzature.
I lavori dell’Università di Scampia, che accoglierà la Facoltà di Medicina, sono a buon punto. Nel corso della riunione delle commissioni Politiche urbane e Scuola, presiedute da Eleonora de Majo e Luigi Felaco, è stata illustrata la delibera 281/2019 di variazione di bilancio per l’acquisizione di quota parte dell’avanzo vincolato per un importo di oltre 9 milioni di euro, destinati alla rifunzionalizzazione della struttura. Sono intervenuti l’assessore alle Politiche urbane Carmine Piscopo e la dirigente del servizio Edilizia residenziale pubblica Paola Cerotto.
Ora che le opere edili sono quasi completate, può iniziare la fase preparatoria all’acquisto degli arredi e delle attrezzature elettromedicali destinate ad attrezzare gli spazi del polo universitario di Scampia.
La struttura, hanno ricordato i presidenti de Majo e Felaco, sarà destinata non solo alla formazione universitaria degli studenti delle professioni sanitarie, ma diventerà anche un polo di medicina del territorio.
Per questo, il Comune lavora a stretto contatto con l’Università “Federico II” per definire nel dettaglio le apparecchiature da acquistare e gli arredi necessari, un passaggio per il quale si è proceduto a sottoscrivere un’apposita convenzione. Oltre 9 i milioni destinati all’acquisto, oggetto della delibera di variazione di bilancio adottata dalla Giunta coi poteri del Consiglio, esaminata oggi dalle commissioni consiliari.
Tre gli aspetti evidenziati dai presidenti: la comunicazione al territorio delle prestazioni sanitarie che saranno erogate nella struttura; la necessità di concordare con l’Università l’utilizzo dell’aula magna anche per attività extradidattiche e aperte al quartiere; l’avvio di un confronto col Ministero dell’Università sul tema dello studentato.
Tutti i punti sollevati, ha osservato l’assessore Piscopo, sono ampiamente condivisibili e saranno sviluppati. Sull’utilizzo degli spazi, in particolare, si potrebbe replicare il modello già promosso a San Giovanni a Teduccio dell’uso pubblico di parte della struttura universitaria.