lunedì, Maggio 6, 2024

Calcio Napoli: tre certezze, due coppe ed un grande punto interrogativo

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Gianmarco Giugliano
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Gianmarco Giugliano, cura la pagina dello sport calcio di 2ANews, laureato in Giurisprudenza, scrittore e giornalista.

Sabato si torna in campo per l’obiettivo principale di questa stagione. Nel frattempo già si parla di futuro per un Calcio Napoli pronto ad un nuovo ciclo

Pronti via ed in quattro giorni si potrebbe salvare (anzi ricordare) una stagione nata male con l’autogol di Koulibaly a Torino, proseguita peggio con l’ammutinamento dei giocatori dopo la partita col Salisburgo e destinata a far discutere per l’allontanamento dalla panchina di un “mostro sacro” come Ancelotti. E non ho parlato della pandemia.

Quando Gattuso si è seduto sulla panchina del Calcio Napoli, della squadra bella e spumeggiante dei 91 punti non c’era più niente: non c’era la voglia, non c’era il gioco e soprattutto non c’era più un gruppo capace di essere unito. Tutto polverizzato in meno di due anni.

Rin(ghi)o ci ha messo cuore e volontà; ha sbattuto inizialmente contro l’incapacità del gruppo di credere in se stesso, contro gli stimoli di una stagione che era nata per vincere e che, invece, ha visto gli azzurri ad un passo dalla zona retrocessione. Gattuso ama lavorare, mettere passione in ogni gesto e parlare ai giocatori come se fossero dei fratelli minori e pian piano ha ritrovato qualche vecchia giocata ed un equilibrio tattico che varia a seconda dell’avversario.

La prima certezza è proprio Gattuso

Calcio Napoli: tre certezze, due coppe ed un grande punto interrogativo

Giustamente si parla di prolungamento del contratto e di un progetto che possa andare avanti almeno per tre anni: Rino ha tutto per incidere nella storia del Calcio Napoli. è giovanissimo, ha la voglia di riuscire anche come allenatore, ha esperienza di campo e di spogliatoio ma ha soprattutto grinta da vendere.

La seconda certezza da cui ripartire è lo zoccolo duro della squadra

Manolas, Di Lorenzo, Demme, Fabian Ruiz, Zielinsky, Mertens, Insigne: questi sono i ragazzi che devono cementare il gruppo, che devono essere in grado di trasformare una squadra che scende in campo, in una macchina con una unica anima. Mertens è rimasto per vincere; Insigne vuole vincere per la sua città; Demme ha fatto una scelta di vita; Manolas ha la cattiveria e la giusta grinta; Zielinsky e Fabian sono le scommesse che devono diventare vincenti; Di Lorenzo è l’esempio di umiltà che va seguito.

La terza certezza è la “filosofia” societaria

Spesso ho criticato negli ultimi due anni la tendenza del Calcio Napoli a non vendere i giocatori che avevano richieste sul mercato ed a volerli trattenere anche contro la loro volontà. Il Calcio Napoli non ha la forza finanziaria di accontentare sia sul piano sportivo che su quello economico alcuni giocatori.

Resto sempre dell’idea che il modello da seguire è quello del Borussia Dortmund: società capace di vendere i propri calciatori migliori anche alla storica rivale Bayern Monaco ma sempre con la forza di rigenerarsi attraverso nuovi e promettenti giovani vogliosi di spiccare il volo verso le dieci maggiori società calcistiche europee. Il risultato del Borussia non solo è economicamente invidiabile ma anche dal punto di vista sportivo assicura la partecipazione alla Champions ogni anno con relativa “vetrina” per tutti i calciatori. Il Dortmund è, per me, anche un esempio di tifoseria e di gestione societaria verso la stessa.

Fin quando il Calcio Napoli ha seguito questa linea è riuscito, pur vendendo giocatori come Lavezzi, Cavani ed Higuain a crescere sempre fino ad arrivare al punto di riuscire a competere alla pari con la Juventus (società che fattura il triplo).

Quale procuratore non consiglierebbe ad un proprio assistito di vestire la casacca azzurra ben sapendo che il Calcio Napoli è il giusto trampolino di lancio verso i più grandi club europei? Quale procuratore sarebbe così folle da non consigliare la scelta partenopea ben sapendo che è l’ultimo gradino verso l’olimpo del calcio?

E se il fatto di non poter trattenere i calciatori migliori è il limite della società Calcio Napoli, la stessa società ha dimostrato che con la giusta attenzione questo limite può diventare una grandissima opportunità.

I vari Mertens, Koulibaly, Lavezzi, Hamsik, Callejon, Cavani erano sconosciuti ai grandi palcoscenici: il Calcio Napoli li ha plasmati ed in molti casi li ha trasformati in plusvalenze importanti capaci di generare moneta liquida e sfruttabile per l’acquisto di altri giovani campioni in erba.

Calcio Napoli: tre certezze, due coppe ed un grande punto interrogativo

Oggi il Napoli può vendere Allan e Koulibaly a prezzi incredibilmente più alti di quanto sono stati pagati e con quei soldi potrebbe acquisire le prestazioni di altri giovani Koulibaly o sfruttare il mercato per acquistare calciatori come Fabian Ruiz, Meret o Di Lorenzo.

La “fame” di chi vuole arrivare in alto, spesso può essere più vincente di una squadra forte tecnicamente: questo, a mio avviso, è l’unico modo per rimanere in Champions e riuscire (ogni tanto) a competere per lo scudetto contro corazzate economiche quali Juventus ed Inter (aspettando prima o poi il Milan).

Resta un solo punto interrogativo

Aurelio De Laurentiis, pur nella sua grande capacità comprovata di riuscire a creare una squadra competitiva sul campo, non è riuscito in questi anni a dare una solidità strutturale al Calcio Napoli.

Calcio Napoli: tre certezze, due coppe ed un grande punto interrogativo

Finchè c’era la necessità di riportare la squadra ai vertici italiani ed europei, questa scelta poteva essere condivisibile ma adesso che il Calcio Napoli è stabilmente tra le prime venti squadre europee e saldamente nelle prime cinque italiane, si chiede al presidente uno slancio verso il futuro.

Come ormai è chiaro le società calcistiche hanno il fatturato come obiettivo principale e maggiore è il fatturato, maggiori sono le possibilità di migliorare la squadra.

Diventano necessarie, a questo punto, risposte sul settore giovanile e sullo stadio: uniche vere pecche della gestione De Laurentiis. Se da un lato non credo sia difficile investire sui giovani come fa, ad esempio, l’Atalanta, dall’altro, penso, che sulla questione stadio si sia perso fin troppo tempo: un imprenditore capace e visionario come De Laurentiis non può non comprendere quanto questo possa incidere sulla stabilità economica della sua società.

Un valido imprenditore come lui non può neppure aspettarsi che il Comune di Napoli (da sempre in dissesto) possa permettersi di regalarglielo e non può non essere attratto da tutto il movimento economico che si creerebbe attorno ad uno stadio di proprietà: il fatturato si raddoppierebbe come minimo risultato.

Ma, come ogni cosa italiana, per lo stadio bisognerà aspettare i tempi biblici della politica italiana come al solito pachidermica anche di fronte alle esigenze di un calcio che resta la terza azienda della nostra penisola. Quale migliore occasione, mi chiedo, dopo questa pandemia, per sviluppare una legge che possa rilanciare il settore?

Coraggio ed umiltà: ne abbiamo bisogno in tutti i campi.

Ma da sabato si torna a giocare, senza pubblico, con cinque sostituzioni, senza supplementari ed ogni tre giorni: il “carrozzone” riprende il suo viaggio più per una questione economica che sportiva ma in ogni tifoso partenopeo c’è uno “sfizio”: quello di giocarsi una finale di Coppa italia (e semmai di alzarla in faccia a Sarri ed Higuain) e di tornare a lottare per il quarto posto in classifica valido per l’ingresso in Champions. Poi c’è sempre da affrontare il Barcellona ma, ad agosto, molte cose saranno più chiare per il Calcio Napoli e per il calcio in generale.

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