domenica, Maggio 5, 2024

Il 25 aprile degli smemorati. Il Comune di Capua confonde i liberatori con gli invasori

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Il Comune di Capua confonde, nella pagina istituzionale dell’ente, chi furono i liberatori e chi gli invasori. Sulle alture che dominano il lago di Garda una serie di croci e di nomi offendono la memoria di milioni di ebrei trucidati per mano di chi, da sessant’anni, ha trovato degna sepoltura in Italia. E nel cimitero di Santa Maria Capua Vetere riposa in pace, tra fiori e ceri, il boia del lager di Bolzano.

di Nico Pirozzi – Nella giornata in cui l’Italia ricorda la Liberazione dei suoi cittadini dal giogo nazi-fascista (25 aprile) mi piacerebbe che qualcuno ricordasse al primo cittadino di Capua e al suo assessore alla Cultura che gli “invasori” del nostro Paese non sono stati gli anglo-americani ma, semmai, i tedeschi alleati dei fascisti.

Non fosse altro per ripristinare la verità dei fatti che, per ingiustificata ignoranza o deprecabile approssimazione, è stata travisata nel sito istituzionale del Comune; precisamente nella pagina http://www.comunedicapua.it/index.php?option=com_content&view=article&id=140&Itemid=88 riservata ai luoghi di particolare interesse presenti nella frazione di Sant’Angelo in Formis.

E grati lo saremmo anche ai nostri politici qualora si decidessero a rimuovere quei nomi e quelle lapidi presenti nel cimitero militare tedesco di Costermano sul Garda in provincia di Verona.

In particolare quella contrassegnata dal numero 716 del blocco 15, dove più di sessant’anni anni fa furono inumati i resti di Christian Wirth, il più criminale tra i criminali nazisti, direttamente o indirettamente responsabile della morte di circa due milioni di ebrei, nel periodo in cui, da specialista delle operazioni di gassazione col monossido di carbonio, prestò servizio nel campo della morte di Chelmno e da ispettore generale dei campi di sterminio in quelli di Treblinka, Sobibor e Belzec.

Un’ultima annotazione la riservo al sindaco di Santa Maria Capua Vetere che – auspico di tutto cuore – dopo due anni abbia finalmente tenuto fede alla promessa di rimuovere quanto meno il nome dalla lapide che cela i resti del criminale di guerra Michael (Misha) Seifert, tumulato in una cappella di proprietà del Comune.

Una richiesta che giace sulla scrivania del primo cittadino della città di Spartaco da quando, anni fa, quando scoprimmo che il loculo di Seifert (condannato all’ergastolo dal tribunale militare di Verona per le atrocità da lui direttamente commesse nel lager di Bolzano-Gries) era divenuto meta di pellegrinaggi da parte di nostalgici del Führer e del Terzo Reich.

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