venerdì, Maggio 17, 2024

Carcere di Poggioreale, a colloquio con i detenuti con un megafono dalla strada: 2 fermi

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Francesco Monaco
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Francesco Monaco, giornalista. Esperienza dalla carta stampata a internet, radio e tv. Scrittore, il suo primo romanzo: 'Baciami prima di andare'.

Le due persone fermate hanno aggredito i poliziotti penitenziari dopo essere state scoperte a comunicare con i detenuti del carcere di Poggioreale grazie a un megafono dalla strada.

Parlano con un megafono dalla strada con i detenuti e, quando vengono scoperti, aggrediscono poliziotti penitenziari: a riferire i fatti, accaduti nella serata di ieri nei pressi del carcere di Poggioreale a Napoli, è il sindacato della Polizia Penitenziaria Sappe.

Gli agenti – riferisce in una nota Tiziana Guacci, segretario regionale per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria – hanno fermato due persone, un uomo e una donna, che si stavano rivolgendo ad alcuni detenuti in cella, dal lato dei Reparti Roma e Firenze, successivamente processate per direttissima.

“Gli agenti della pattuglia li hanno quindi invitati ad allontanarsi, – spiega Guacci – considerato che ovviamente non è possibile effettuare colloquio in quel modo ma che ci sono idonei locali all’interno del carcere. Al secondo giro della pattuglia, però, i colleghi constatavano che l’uomo e la donna erano sempre lì e, alla richiesta di esibire i documenti, per tutta risposta prima si sono rifiutati di mostrarli, poi hanno minacciato i poliziotti penitenziari ed infine li hanno aggrediti con una inaudita violenza, tanto che uno dei due colleghi ha poi avuto un referto di trenta giorni di prognosi: cinque, invece, all’altro collega”.

“Con questo ulteriore grave evento critico – commenta il segretario generale del SAPPE Donato Capece – sale vertiginosamente il numero dei poliziotti coinvolti in fatti gravi”.

Capece esprime “massima solidarietà e vicinanza a tutti i colleghi del Reparto di Poggioreale” e rivolge un appello al capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Russo.

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