sabato, Aprile 27, 2024

Alla Clinica Mediterranea, il primo ambulatorio del Sud Italia dedicato alla “Sindrome di Brugada”

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Alla Clinica Mediterranea, il primo ambulatorio del Sud Italia dedicato completamente alla “Sindrome di Brugada”: causa di morti cardiache improvvise, soprattutto, tra i giovani. L’ambulatorio è convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale.

Giovani ed apparentemente sani, che scoprono della patologia, quasi sempre per caso. Sono i principali portatori di Sindrome di Brugada ereditaria, silenziosa ed improvvisa, che colpisce 5 persone ogni 10mila abitanti.

Una malattia elettrica del cuore, dai contorni ancora oscuri, frequente anche tra gli atleti: tra le più usuali cause di morte improvvisa nella popolazione giovanile.

Sindrome, cui di recente la Clinica Mediterranea di Napoli ha deciso di dedicare un ambulatorio ad hoc a cura del dott. Giuseppe De Martino, cardiologo elettrofisiologo, responsabile dell’unità operativa di aritmologia e scompenso della struttura partenopea.

Nella stragrande maggioranza dei casi – spiega il dott. De Martino – questa malattia può portare all’arresto cardiaco senza sintomi. L’ideale, dunque, sarebbe quindi screenare la popolazione attraverso l’elettrocardiogramma. In questo caso, la diagnostica risulta fondamentale perché consente di riconoscere segni elettrocardiografici, che possono portare al sospetto. Ai pazienti affetti toccherà poi intraprendere un percorso di stratificazione del rischio.

Per fortuna, solo in una piccola parte dei portatori di Sindrome di Brugada si presenta un rischio elevato di morte improvvisa. In questo caso – continua – si procede direttamente con l’impianto del defibrillatore, unica terapia in grado realmente di proteggere i pazienti. Se, invece, il rischio è intermedio/medio-basso, si procede con uno studio elettrofisiologico, esame molto semplice che consente di capire se il cuore è predisposto o meno a creare aritmie pericolose. Nel nostro ambulatorio – conclude il dott. De Martino – siamo in grado di seguire il paziente lungo tutto il percorso: dalla fase diagnostica ambulatoriale fino ad arrivare all’impianto del defibrillatore. E, quando occorre, anche all’ablazione”.

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