“ALTERazioni”, mostra fotografica firmata da Gino Di Meglio alla Chiesa dell’Immacolata, nel Castello Aragonese di Ischia, tira le somme di un mese d’esposizione con il finissage di sabato 6 gennaio, per un’Epifania all’insegna dell’arte sull’isola verde.
Ischia, luogo del cuore e dell’anima, ritratta in foto come mai prima d’ora attraverso le elegie in bianco e nero scattate da Gino Di Meglio. Merito di tre tecniche antiche di sviluppo e stampa e di un grande amore per l’analogico che Di Meglio, avvocato nella vita con la vocazione dell’impegno civile e politico sul territorio, nonché fotografo per passione, ha portato in giro per l’Italia nel 2017: prima con la tappa altoatesina di luglio, una personale antologica dal titolo “Ischia e le sue forme: elegia in bianco e nero”, ospitata dalla Biblioteca civica “G. Tartarotti” di Rovereto, in Trentino Alto Adige Sud Tirol; successivamente, a chiusura dell’anno, attraverso una mostra anche nella sua isola, al Castello Aragonese, per tutto il periodo di Natale.
È fissato infatti per il 6 gennaio (salvo proroghe), nel giorno dell’epifania, il finissage dell’esposizione dal titolo “ALTERazioni”: dalle 9 alle 16 nel sabato della befana Di Meglio incanterà gli ultimi visitatori e turisti, italiani e stranieri, con i suoi lavori alla Chiesa dell’Immacolata, nell’iconico Castello dell’isola verde che lo ha ospitato dal 9 dicembre scorso.
Fermo difensore e sincero appassionato e cultore della fotografia analogica – ovvero dello scatto e dello sviluppo manuale – Di Meglio ha presentato nel corso dell’ultimo mese 60 stampe: si tratta di 35 gomme bicromatate, 20 lumeprint e 40 chimigrammi, tutte opere di misura 30×40 cm, realizzate l’anno scorso con la sua Linhof Master Technika e stampate con tecniche poco note o quasi estinte, «affinché la riscoperta di processi fotografici storici, o alternativi a quelli industriali di massa – spiega – possa incuriosire il pubblico di ogni età», e ispirare nuova attenzione alla componente manuale dell’arte fotografica.
Una sezione – dedicata alle gomme bicromatate, di cui una buona parte già esposta in passato al MART, Museo d’Arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto – ha per tema le forme. Particolari architettonici dell’isola di Ischia che hanno colpito l’autore, elementi arrotondati che «riassumono in sé e rievocano la tradizione mediterranea – sottolinea l’autore – e trasmettono un’armonia più completa rispetto all’angolo vivo» sono qui immortalati tramite un processo dalla storia antica. Messa a punto nel 1855 dal chimico francese Alphonse Louis Poitevin, la tecnica della gomma bicromatata (detta anche “acquatinta” per il colore assunto dell’acqua di spoglio) utilizza la gomma arabica, il bicromato di potassio e un pigmento, aggiunto per colorare l’emulsione. Il risultato finale dell’immagine, che non viene mai ritoccata, è determinato solamente dalla tecnica utilizzata. Questa tecnica richiede pazienza e grande perizia manuale, doti e pregi che a Di Meglio appartengono da sempre. Sin dai suoi esordi, le fotografie realizzate con la gomma bicromatata risultarono talmente avvincenti da gareggiare con le opere degli esponenti del pittorialismo.
Un secondo settore del percorso espositivo, dedicato alla flora ischitana, consiste in stampe Lumeprint: con questa tecnica si pone un fiore o un qualsiasi altro oggetto traslucido a contatto con la stampa fotografica in bianco e nero, nella sua esposizione alla luce del sole per circa un’ora e nel successivo fissaggio chimico (saltando però la fase di sviluppo). Quello che viene fuori è un risultato di gran pregio artistico grazie alla trama pittorica conseguente: pezzi unici, fossili vivi e pulsanti di fiori congelati, imprigionati, o forse liberati – a detta dell’artista – su carta fotografica. Del resto era questa la sola tecnica d’ingrandimento possibile quando non c’erano le apparecchiature più moderne.
La terza parte della mostra si compone invece di chimigrammi: fotografie in luce ambiente create secondo una tecnica off-camera che non comporta l’utilizzo di apparecchiature, obiettivi, ingranditori o camere oscure. Le immagini si ottengono grazie all’azione di varie sostanze chimiche (fasi di sviluppo, arresto e fissaggio), lasciate agire su una superficie fotosensibile come carta fotografica. Quest’ultima viene ricoperta di sali d’argento che, se esposti alla luce, si riducono in argento metallico, conferendo al supporto un progressivo strato di annerimento. Sulla carta poi si stende una sostanza – il resist – come il miele, la vernice, la schiuma da barba o lo smalto per le unghie, in grado di offrire una certa resistenza all’azione degli acidi di sviluppo e, al contempo, di lasciarli agire negli spazi lasciati liberi.
Le fotografie di Gino Di Meglio, sono state esposte in questi anni, oltre che in Italia a Ischia (già in passato al Castello Aragonese e ai giardini di Ravino a Forio), a Napoli e a Parma, anche in Europa e in Nordamerica, per la precisione in Canada a Montreal presso la galleria Yellow Fish art. Opere che hanno ricevuto premi e riconoscimenti internazionali, tra cui, nel 2000, la menzione speciale al Concorso fotografico internazionale di Locarno. Dal 2014 l’autore è membro del GRN, Gruppo Rodolfo Namias, collettivo della Federazione Italiana Associazioni Fotografiche, con i cui soci ha esposto al Museo del Cinema di Torino presso la Mole Antonelliana, in occasione della manifestazione Photissima. Nel 2016 una natura morta dell’artista viene candidata al Magnum Photography Award sul sito della famosa agenzia.