giovedì, Aprile 25, 2024

Il film tv Natale in Casa Cupiello e l’universalità di Eduardo

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Giuseppe Giorgio
Giuseppe Giorgio
Caporedattore, giornalista professionista, cura la pagina degli spettacoli e di enogastronomia

“Natale in casa Cupiello” diventa film su Rai Uno e conquista tra 5.6 milioni di telespettatori per uno share al 23.9%.

Riguardando in veste di film su Rai Uno “Natale in casa Cupiello”, una delle prime commedie scaturite dal genio drammaturgico di Eduardo De Filippo, si è subito rimasti colpiti da due aspetti in particolare.

Il primo, relativo al coraggio della regia di Edoardo De Angelis e della sceneggiatura firmata dallo stesso regista con Massimo Gaudioso, di riproporre una storia capace di uscire dai confini della credibilità fino a giungere sui sentieri della visionarietà e del simbolismo. Il secondo, collegato alla particolarità di un lavoro per la Tv in grado di far coincidere le emozioni del testo teatrale con una trasposizione filmica satura di drammatica fantasia.

Il Luca Cupiello di Sergio Castellitto ha mostrato di possedere, a modo suo, tutti quei lampi cari a Eduardo, tipici di un uomo che cerca di lasciarsi alle spalle la tristezza della realtà.

Liberando il personaggio dalla sua coltre di napoletanità, proprio com’era intenzione del grande drammaturgo, l’attore romano ha reso vivi, in una nuova dimensione cinematografica, i tratti di un essere diventato maschera e le essenze di una commedia capace di vivere e rinascere oltre la dimensione del tempo e della connotazione geografica.

“Natale in casa Cupiello” diventa film su Rai Uno e conquista tra 5.6 milioni di telespettatori per uno share al 23.9%.
Natale in Casa Cupiello

Confermando il valore di un autore come Eduardo, teso ad allargare il suo discorso in maniera universale, “Natale in casa Cupiello” diventata film, nel conquistare tra l’altro, 5.6 milioni di telespettatori per uno share al 23.9%, ha esaltato le linee di una trama in equilibrio tra la farsa e il realismo. Una famiglia, quella dei Cupiello, che così come scrisse lo stesso commediografo, «é la definizione scolpita del carattere di quelle povere creature napoletane ai cui occhi il nostro sole fa risplendere persino le crude miserie della loro triste vita di tutti i giorni».

Ed è proprio riflettendo sul pensiero dell’autore che, nel film di De Angelis, prodotto da Picomedia con Rai Fiction, si è intravista la luce di uno specchio pronto a riflettere le sfumature di una messinscena satura di patetica umanità e amara commozione. Giudicata durante i suoi esordi come una commedia vittima delle influenze crepuscolari dominanti in quel teatro napoletano post di giacomiano che fu di Bovio e di Murolo, nel suo trasferimento filmico il lavoro è riuscito a mantenersi saldo tra il clima del dramma e la potente carica di umorismo tragico.

Ambientato nel 1950, anno, secondo De Angelis, «diviso tra la distruzione e la costruzione proprio come il 2020», il film è stato animato anche dalla ardente interpretazione di Marina Confalone, nei panni di Concetta Cupiello. Un personaggio paradigmatico che, nel fare da contraltare al marito Luca, ha trovato nell’attrice, già allieva e scritturata dello stesso Eduardo, un’espressività atta a evidenziare i più profondi sentimenti di una donna carica di sofferenza e umano dolore.

Con il resto del cast pronto a cingere modernamente i personaggi eduardiani fino a conquistarli, tra cui, un originalissimo Adriano Pantaleo nei panni del figlio Tommasino che stavolta aspira a Cinecittà; Tony Laudadio, Pina Turco, Alessio Lapice, Antonio Milo e Andrea Renzi, il film ha riletto benequell’aspetto dolente, scuro e invisibile della poetica del maggiore dei De Filippo.

E bella è stata la “citazione” per “Questi fantasmi” con il famoso dirimpettaio, così come la traccia musicale che ha accompagnato don Luca in un liberatorio “cha cha cha” per poi confluire nel brano di Cuba a ritmo di Bolero “Quizás, quizás, quizás” e nella Tosca di Puccini con “Vissi d’Arte”, fino a quella struggente “E duorme stella” di Enzo Avitabile.

Alla fine, dalla storia di Luca Cupiello, dalla sua passione per il presepe, dai drammi della famiglia e da quella sacra atmosfera natalizia fatta di colla di pesce e Re Magi, anche nella visione di De Angelis, a sgorgare cristallino è stato il delirio di innocenza di un uomo in cerca di serenità.

Lo stesso uomo di “buona volontà” che, in punto di morte, quando il redento figlio Tommasino finalmente ammette che il presepe gli piace, assurge alla gloria dei cieli, diventando il protagonista assoluto, proprio come il Gesù Bambino, di quella inviolabile rappresentazione osannata in vita.

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