venerdì, Aprile 26, 2024

#Fridayhorror15 – Storie di antichi fantasmi giapponesi

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Cari amici, per il consueto Friday horror, oggi ci spostiamo nella patria dei Manga e degli Anime, la fabbrica di sogni a fumetti e cartoons più grande del mondo: il Giappone – luogo misterioso, esotico e ricco di intrighi culturali; questo paese è particolarmente affascinante per gli occidentali per la sua cultura pop particolarmente eclettica e i costumi elaborati. I film horror provenienti dal Giappone sono anche inspiegabilmente inquietanti e spesso sono basati su antiche superstizioni.

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a cura di Stefania Unida e Jolie Marie Trahar – La parola giapponese per fantasma è Yūrei, il che significa “spirito debole”, e si pensa descriva lo spirito di un defunto a cui è stata impedita una tranquilla vita ultraterrena. Nelle varie testimonianze, gli Yūrei tendono a comparire vestiti in abiti bianchi, a significare il kimono di sepoltura con cui sono stati inumati durante il rito funebre giapponese. E’ anche comune che gli avvistamenti di Yūrei siano accompagnati da avvistamenti di fiamme fluttuanti, in inglese “will-o-the-wisps” (hitodama in giapponese) dai colori vivaci come il verde o viola. Si crede che queste fiamme siano un componente dello spirito e non esse stesse uno spirito a sé.

Mentre tutti i fantasmi sono indicati come Yūrei in Giappone, ci sono diverse varietà di spiriti riconosciuti dal folklore. Questi sono divisi principalmente o dal modo in cui sono morti o dalla loro ragione per rimanere nel mondo fisico. Gli Onryō sono spiriti vendicativi che tornano dal purgatorio al fine di cercare vendetta per qualcosa che è accaduto durante la loro vita. I Funayūrei sono gli spiriti di coloro che sono morti in mare e cercano di causare naufragi ad altri marinai. Questi spiriti appaiono come squamose creature simili a pesci o tritoni. In alternativa, gli Ubume sono gli spiriti delle madri che hanno lasciato i loro bambini dietro e che di solito cercano di prendersi cura dei propri figli e garantire loro una buona infanzia.2

Quando turbato da un Yūrei, il modo più semplice per esorcizzarlo è quello di aiutarlo a soddisfare il suo scopo. Tradizionalmente, questo può essere fatto in diversi modi tra i quali: la famiglia del defunto attua lavendetta sull’assassino o trovando i resti della persona deceduta per dare loro una corretta sepoltura. Quando questo lavoro incompiuto è completato, il fantasma Yūrei di solito compie il passaggio verso l’aldilà. Tuttavia, alcuni Onryō particolarmente forti si rifiuteranno di passare in queste circostanze e continueranno a tormentare i vivi. Alcuni casi assai noti di questi fantasmi Onryō includono:

Il pericoloso fantasma di Oiwa

Questa è una delle più famose storie di fantasmi in Giappone, grazie all’opera teatrale scritta nel 1825 con il nome di Tōkaidō Yotsuya Kaidan. Solo successivamente, il nome dell’opera, è stato adattato all’odierno Yotsuya Kaidan o Le storie di fantasmi di Yotsuya.
La storia si sviluppa in Yotsuya Samon-cho (Lato Occidentale del quartiere Yotsuya) ed ha come protagonisti una ragazza di 21 anni di nome Oiwa e suo marito, Iemon Tamiya di 31 anni. Negli anni, la storia, ha subito diverse variazioni ed accorgimenti, rispetto il testo originale di fine 1800. In una versione, Oiwa, giovane e bellissima moglie, subisce un tradimento da parte del proprio marito Iemon, nonostante sopporti un rapporto basato più sull’affetto che prova per lui che sulla precaria condizione economica in cui vivono.

Iemon, avrebbe infatti, cominciato ad odiare la propria moglie, sostituendo il proprio affetto con un grande desiderio nei confronti della nipote (o figlia, secondo alcune versioni) del vicino di casa, di nome Oume.

Un giorno, si presentò a Iemon, il nonno (o padre) di Oume, Itô Kihei, il quale, secondo alcune versioni, ammonì il ragazzo di aver fatto innamorare la propria figlia/nipote, benchè fosse ancora sposato e con una donna in attesa di partorire. Secondo altre versioni, sarebbe uno degli ideatori di una scena cruenta, avvenutasi di lì a poco.

Iemon, con o senza il sottostare dell’uomo, decise di avvelenare Oiwa, così da aver la strada spianata verso un futuro matrimonio con l’amante. Anche quì, le versioni sono diverse. Nella prima, l’uomo porse alla donna il veleno, facendolo apparire come una crema di bellezza che, una volta utilizzata, sfigurò la donna per sempre.

Nella seconda, il veleno, venne somministrato nella cena. La donna, venne incitata a mangiare dal marito con la speranza che, mangiando, si sarebbe rinforzato anche il bambino in grembo. In seguito all’episodio, Oiwa sopravvisse, ma rimase il suo volto deformato dal veleno.3

Purtroppo, la vita di Oiwa aveva una scadenza imminente e, Iemon, con la scusa di portarla a fare una passeggiata nel bosco, la spinse giù da una rupe (secondo una versione più teatrale, quasi un sarcasmo alla casualità, Oiwa venne infilzata alla gola con una spada). Una differente versione pone dinanzi la scena in cui Iemon, porse del veleno nella crema per il viso e, una volta utilizzata, portò Oiwa alla pazzia dinanzi al suo volto sfigurato. In preda all’isterismo, si infilzò con una spada accidentalmente. Questa, è però, una storia di fantasmi e, la povera Oiwa, carica di rancore e tristezza, fà il suo ritorno del mondo dei vivi per vendicarsi. La notte della vigilia delle nozze con Oume, Oiwa decise di far visita all’uomo che la uccise. Iemon, rabbrividì, vedendo nella lanterna posta a lato del proprio letto, il viso sfigurato della donna che urlò: “Traditore“. La stessa visione, apparì durante il matrimonio con Oume. Vide il fantasma deforme al proprio fianco, e, ogni volta che tagliava la testa alla persona con tale volto, ella riappariva. Due furono così le vittime della sua spada, la futura moglie Oume e il padre/nonno. Il finale di questa tragica storia riporta su di una rupe, dove Iemon era corso per sfuggire alla diabolica risata di Oiwa. Si dice fù vista proprio una donna, spingere l’uomo verso il basso e seguirlo nella discesa, sempre sorridendo. Anche se lo spirito di Oiwa trovò la sua vendetta, si crede ancora che lei porti sfortuna a qualsiasi attrice si appresti a ritrarre la sua storia sul palco o nel cinema.

Lo spirito di Okiku

Lo spirito di Okiku si dice tormenti il pozzo a Castello di Himeji e l’origine di questo Yūrei è un racconto di contorto, vendetta spettrale. Okiku lavorava come domestica nella casa del samurai Tessan Aoyama. Un giorno il samurai la accusò (a torto o a ragione non è dato saperlo) della sparizione di uno dei dieci piatti antichi che teneva in casa, e che erano considerati il patrimonio di famiglia. Dopo che il piatto fu rotto, Aoyama disse a Okiku che se avesse accettato di amarlo, l’avrebbe perdonata così da evitare la vergogna del suo errore. Tuttavia, Okiku continuò a rifiut4arlo, perché non provava alcun sentimento per il samurai. In un impeto di rabbia, Aoyama ucciso Okiku a mani nude e il suo corpo fu gettato in un pozzo.Tuttavia, la tragedia non è finita lì. Ogni notte, Ayoama fu svegliato dal suono dello spirito di Okiku che usciva dal pozzo per tormentare il samurai ogni notte, e nella casa si sentiva la sua voce contare fino a nove i piatti della collezione, e poi scoppiare in singhiozzi sconsolati. Ciò andò avanti così, più e più volte, finchè il samurai impazzì e si tolse la vita. Il fantasma di Okiku trovò così la sua vendetta, finalmente. Esiste anche una versione alternativa per la fine della storia secondo cui lo spirito di Okiko venne placato da un monaco, che attese la sua apparizione, e quando la sua voce arrivò a contare fino a nove, egli gridò a gran voce “dieci!!!” ed il fantasma si dissolse…

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