venerdì, Aprile 26, 2024

Buoni fruttiferi postali: ecco come provare a proteggersi dall’inflazione

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Luigi Maria Mormone
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Luigi Maria Mormone, cura la pagina di cronaca su Napoli e provincia, attualità e sport (pallanuoto, basket, volley, calcio femminile ecc.), laureato in Filologia Moderna, giornalista.

Tra le forme di risparmio più utilizzate ci sono anche i buoni fruttiferi postali: ecco come cercare di proteggersi dall’inflazione.

Tra le forme di risparmio più comuni in Italia ci sono anche i buoni fruttiferi postali. Essi si presentano sia nella forma tradizionale cartacea che in quella dematerializzata, ovvero come registrazioni contabili di un credito in favore del titolare nei confronti dell’emittente.

Come noto, i buoni fruttiferi postali sono emessi da Cassa Depositi e Prestiti (CDP, società controllata dallo Stato) e distribuiti da Poste Italiane.Buoni fruttiferi postali: ecco come provare a proteggersi dall’inflazione Il portale specializzato “Proiezionidiborsa.it” dà alcuni consigli ai risparmiatori su come provare a proteggere i buoni fruttiferi postali dall’inflazione. Gli ultimi dati di maggio 2021 parlano dell’1,3% di inflazione, ma il trend non sembra sia destinato ad arrestarsi nell’immediato.

Per le autorità monetarie si tratta di fenomeni transitori, mentre, in caso contrario, si dovranno mettere in conto una serie di perdite in conto capitale sui propri risparmi.

Buoni fruttiferi postali: ecco i criteri in base a cui sceglierli

I criteri-chiave ruotano sempre attorno ad alcuni parametri, ovvero solidità dell’emittente, certezza del capitale, grado di rischio, rendimento e durata dell’investimento.

Tutto è basato sui parametri tempo e rendimento, ossia i tassi d’interesse e la durata dell’investimento. Quanto ai tassi, oggi si va dallo 0,25% fino al 2,50% a seconda dei vari prodotti.

Se si ha necessità di avere i soldi disponibili entro pochi anni, è meglio scegliere un prodotto che dia la libertà di disinvestire il buono senza perdere gli interessi maturati: il buono ordinario si presta a tale scopo.

Alla fine il risultato più probabile potrebbe essere quello dell’attenuazione delle perdite da inflazione. Vale il contrario nel caso in cui si cercano soluzioni di lunga durata e si pensa che l’attuale inflazione verrà riassorbita a breve-medio termine. A quel punto un buono della durata a 12 o 16 anni garantirebbe in partenza tassi più elevati.

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