venerdì, Aprile 26, 2024

Al Teatro Mercadante la commedia “Una delle ultime sere di Carnovale”

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Giuseppe Giorgio
Giuseppe Giorgio
Caporedattore, giornalista professionista, cura la pagina degli spettacoli e di enogastronomia

Al Teatro Mercadante della commedia “Una delle ultime sere di Carnovale”. Lavoro dal grande senso allegorico e viva testimonianza  dell’abbandono del Goldoni del teatro San Luca di Venezia.

di Giuseppe Giorgio – Annotata la conveniente anticipazione che il regista Beppe Navello affibbia al pubblico napoletano per giustificare l’incomprensibilità del veneziano di Godoni. Vista la sua temerarietà nel tirare addirittura in ballo, attraverso una registrazione, la voce di Eduardo che invita a non preoccuparsi della lingua napoletana per comprendere una sua commedia.

Nonchè, infine, prese le dovute distanze dall’azzardato paragone teso a mettere frettolosamente a confronto il napoletano italianizzato e universale da ventesimo secolo del maggiore dei De Filippo con la straniera lingua goldoniana datata 1762,  non resta che parlare della messinscena vista al Teatro Mercadante della commedia “Una delle ultime sere di Carnovale”.

Lavoro dal grande senso allegorico e viva testimonianza  dell’abbandono del Goldoni del teatro San Luca di Venezia  per trasferirsi nella capitale francesce con la missione di restauare la comédie italienne, il testo contiene un evidente autobiografismo. Lo stesso che è tutto concentrato nel protagonista Sior Anzoletto, interpretato da Alberto Onofrietti,  che in partenza per la Moscovia, non come autore di commedie ma come disegnatore di stoffe, richiama alla realtà di un Goldoni già mentalmente diretto a Parigi.

Così, assorbita l’essenza  del grande innovatore del teatro italiano ed entrati nella casa dell’onesto tessitore Zamaria impersonato da Antonio Sarasso, la messinscena presentata nello Stabile di Napoli da Navello, sembra accostare l’allontanamento dalla propria terra natia del protagonista Anzoletto (alias Goldoni) a quell’attualissimo fenomeno della fuga dei cervelli e dell’emigrazione giovanile.

Sull’onda di una festosa atmosfera carnevalesca tutta veneziana, con tre copie fatte e tre in procinto di unione, servi, servette, amori confusi e impossibili per differenze di età,  fino a quello più tormentato tra il giovane disegnatore e  Domenica la figlia del padrone di casa, ruolo affidato a Maria Alberto Navello, il lavoro riproduce fedelmente i sentimenti e le atmosfere  di un’epoca che non esiste più.

Tra le luci delle chiacchiere, dei balli, delle cene e  delle partite a carte, fino alle lunghe ombre procurate dall’emigrazione in Moscovia di Anzoletto in compagnia della vecchiarda Madame Gatteau, una ricamatrice francese interpretata da Geneviéve Rey Penchenat, che noncurante del ridicolo si mostra passionalmente interessata al giovane, il lavoro si avvia deciso verso il solito lieto fine. Ovvero, verso il gran finale rappresentato dalle nozze dei due giovani e dall’ unione dell’anziano Zamaria con la coeva Madame.

Vista al teatro Mercadante, la commedia riserva ad ogni personaggio il proprio spazio e mette sapientemente in mostra gli stessi meccanismi cari all’autore Goldoni. Forte dell’ormai consolidata esperienza della Fondazione Teatro Piemonte Europa  e delle scene e dei sontuosi costumi di Luigi Perego, il lavoro non manca di offrire al pubblico degli arcaici spunti di  divertimento.

Pervasa dalla leggerezza e da quella tipica melanconia goldoniana, “Una delle ultime sere di Carnovale”,  lascia ancora oggi trasparire la mestizia dell’autore per il suo allontanamento dall’Italia e tutto il suo  dolore per il distacco dall’amata Venezia.  Ricca di colori e sfumature, proprio come in una creazione pittorica di trecento anni fa, l’allestimento firmato Navello, porta in palcoscenico settecenteschi amori e antiche passioni insieme ad un inaspettato e pur presente pizzico di contemporaneità.

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