sabato, Novembre 9, 2024

Terremoto, in Campania mancano piani di emergenza

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Luigi Maria Mormone
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Luigi Maria Mormone, cura la pagina di cronaca su Napoli e provincia, attualità e sport (pallanuoto, basket, volley, calcio femminile ecc.), laureato in Filologia Moderna, giornalista.

Terremoto: nonostante l’alto rischio sismico, in Campania manca una pianificazione delle emergenze.

L’agosto 2018 si sta rivelando complesso per l’Italia anche dal punto di vista sismico: basti pensare alle scosse di terremoto in Emilia Romagna (regione già segnata dal terribile sisma del maggio 2012, che causò 27 morti e ingenti danni al territorio) e allo sciame sismico in Molise, con movimenti tellurici avvertiti nitidamente anche in Campania (in particolare la scossa di magnitudo 5.2 dello scorso 16 agosto alle ore 20:19).

Fortunatamente queste scosse non hanno avuto come conseguenza né vittime né feriti, che purtroppo vi furono in due terribili eventi tellurici di cui ricorrono i tristi anniversari proprio in questi giorni.

Da un lato, quello del 24 agosto 2016, quando Amatrice, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto furono spazzate via da un terremoto di magnitudo 6, che si portò via la vita di 303 abitanti e le case di 11mila sfollati. Un anno è invece trascorso dal sisma di Casamicciola, quando il 21 agosto 2017 persero la vita due donne, vi furono 42 persone ferite e 2500 evacuati.

Sulla base dell’alto rischio sismico che corre tutto il territorio, c’è però un dato che dovrebbe far assolutamente riflettere le varie istituzioni. Come riportato da “Il Mattino”, in Campania la pianificazione delle emergenze è in ritardo. Tant’è vero che dalla centrale operativa della Regione viene chiarito che “un piano di coordinamento regionale non esiste”.

E anche dal comando dei vigili del fuoco arriva lo stesso, amaro responso: “C’è un piano regionale soltanto per quanto riguarda l’emergenza Vesuvio -spiega un dirigente- ma ad oggi, nonostante la Campania sia soggetta ad alto rischio sismico, mancano ancora un piano regionale anti-terremoti e uno per l’emergenza idrogeologica”. Una mancanza rumorosa, soprattutto se si pensa al più grave dei terremoti degli ultimi 50 anni: quello in Irpinia del 23 novembre 1980.

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