giovedì, Aprile 25, 2024

Crisi spagnola: possibili scenari economici

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La Cataluña vorrebbe dividersi dal governo di Madrid senza abbandonare l’Europa, la sua moneta e il mercato unico. Ma quanto costerebbe la scissione?

Bruxelles ha dichiarato come «illegale» il voto dell’1 ottobre e ribadito a più riprese di riconoscere esclusivamente gli Stati sovrani cioè la Spagna). Ma anche se si trattasse “solo” della rottura con il resto del Paese, non è detto che le conseguenze economiche del divorzio sarebbero positive per le casse della nascitura repubblica catalana. Vediamo perché.

Ecco l’analisi di Alberto Magnani pubblicata oggi da Il Sole 24h

CataluñaLa  Cataluña genera un quinto del Pil del paese e ha ragione di essere considerata uno dei suoi motori economici. Ma è anche vero che le sue fortune sono, in larga parte, frutto dell’interdipendenza con Madrid e il suo ancoraggio all’Unione europea. Secondo una ricerca della banca olandese Ing Direct, molto citata in questi giorni, la regione vale per la Spagna il 20,1% del prodotto interno lordo, il 23% delle esportazioni, il 23,8% dei flussi di turisti e il 17,7% degli investimenti esteri in arrivo dall’Unione europea. In valori assoluti, secondo i dati forniti dalla Generalitat (il governo locale), la regione registra un Pil di 223,6 miliardi di euro, un reddito pro capite di 28.997 euro, esportazioni per 65,1 miliardi di euro e investimenti diretti per 4,8 miliardi di euro. Le imprese che vendono all’estero sono 16.929, un blocco pari al 25,5% dell’export spagnolo. I segmenti forti dell’industria, che vale quasi 39 miliardi di euro, sono alimentari (13,3%), chimica (10,8%) e motoveicoli (9,7%).

CataluñaNon è chiaro. Negli obiettivi della prima ora dei leader indipendentisti, sì. Di fatto, è improbabile e aprirebbe scenari difficili da gestire. Sempre secondo l’analisi di Ing, le prospettive sono due: 1) l’utilizzo di una valuta “regionale”, esposta agli evidenti rischi di credibilità per gli investitori esteri; 2) il mantenimento della divisa unica pur restando al di fuori della Ue, come succede già in paesi come il Montenegro. Ma a farne le spese sarebbero indipendenza e tutela delle sue stesse banche. Ad esempio, fa notare Ing, un istituto in crisi di liquidità non potrebbe rivolgersi alla Banca centrale europea per chiedere aiuto e si troverebbe costretta a cooperare con Madrid.

Il 45% delle esportazioni sono dirette al resto della Spagna e il 65% al mercato dell’Unione europea. Per farsi un’idea, nel 2016 la regione ha esportato nel solo Portogallo più di Cina, Stati Uniti e Giappone messi insieme. I dubbi sulla moneta e l’instabilità del quadro normativo che si genererebbe dopo l’indipendenza rischiano di affossare una delle principali fonti di entrate per la regione. In aggiunta, anche gli investimenti esteri potrebbero essere frenati dall’isolamento dell’economia e da una eventuale rottura con la Ue.

CataluñaGli investitori e gli istituti finanziari potrebbero spostare altrove i propri capitali. Una ragione valida per far scattare la fuga di banche e aziende di grossa dimensione verso mete più sicure. È notizia di oggi che il Banco de Sabadell, seconda banca catalana dopo CaixaBank, ha deciso trasferire la sede ad Alicante. I mercati hanno apprezzato sin dai rumor: il titolo è rimbalzato di oltre il 6% nel corso della seduta, mentre l’Ibex 35 (l’indice che raccoglie i titoli delle 35 società a maggior capitalizzazione sulla Borsa di Madrid), è cresciuto del 2,5% dopo aver ceduto quasi il 3% del suo valore nelle sedute di ieri. A stretto giro potrebbe toccare anche alla stessa Caixa, già aperta all’ipotesi di abbandonare la regione in caso di rottura con la Spagna. Fuori dalla finanza in senso stretto, hanno già dato l’annuncio del trasferimento aziende quotate come il gruppo delle telecomunicazioni Eurona Wireless Telecom (titolo in volo del +7%) e l’azienda farmaceutica Oryzon Genomics (+1,44%).

La Cataluña ha debiti con Madrid: Più in generale la regione ha un debito pubblico tra i più elevati del Paese, pari a circa 77 miliardi di euro (il 35,4% del Pil). Oltre 50 miliardi di euro sono dovuti solo alla Spagna, e non è chiaro se il neonato paese sarebbe in grado di ripagare per intero la cifra. In particolare, la Spagna ha istituito nel 2012 un fondo per il finanziamento delle regioni autonome e proprio la Catalogna è risultata la prima beneficiaria dell’iniziativa, assorbendo – secondo dati dell’emittente britannica Bbc – circa 67 miliardi di euro in meno di cinque anni.

fonte: Il Sole 24h

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