di Luca Brancaccio* – Dall’ultimo rapporto dei Servizi Europei per l’impiego (EURES) sulle carenze delle figure professionali, emerge un dato addir vero agghiacciante. Circa il 50% dei paesi della UE hanno classificato la carenza di conducenti di autobus come “grave”.
Nel settore del trasporto stradale, anche il fenomeno migratorio svolge un ruolo importante, ma assume un potenziale inutilizzato, atteso che solo l’8% dei lavoratori stranieri è impiegato in professioni qualificate e tecniche. Ciò in considerazione che l’offerta formativa complessiva è in grado di soddisfarne soltanto il 60% della domanda potenziale.
In ambito nazionale, si registra una condizione molto fragile dei giovani italiani ed una scarsa dinamica del ricambio generazionale con una conseguente ridotta componente più giovane in ambito occupazionale. Nel merito, nel secondo semestre 2023 e nel settore dei trasporti, la quota dei posti vacanti ha raggiunto circa l’1,5%.
E le previsioni al 2028 non sono per nulla rassicuranti in considerazione di un elevato numero di conducenti che, nei prossimi 5 anni, andrà in quiescenza a fronte di un tasso di neoassunti decisamente inferiore. Eppure, se il servizio di trasporto su gomma rappresenta la “spina dorsale” della mobilità collettiva e della carbonizzazione (goal “emissioni zero”), perché non intraprendere le opportune misure per colmare tali carenze di conducenti visto che circa il 70% degli operatori di TPL su gomma, oggi, indipendentemente dalle dimensioni, lamenta questa sofferenza? Una carenza che, poi, differisce per area geografica del nostro paese, ove si registrano picchi percentuali, specie al Nord, davvero impressionanti.
Il Sud e le Isole “mantengono”, ma con non poche criticità. Tra le principali criticità si riscontrano la percezione della sicurezza, il limite anagrafico e l’equilibrio di genere con una rappresentanza femminile in netta diminuzione rispetto al 2022, nonché un quadro normativo ancora non armonizzato, gli elevati costi dei titoli abilitativi ed una mancata strategia di promozione della professione di conducente.
Ed allora, quali le misure di natura legislativa, economica e sociale da intraprendere nel breve/medio periodo? In primis, è necessario provvedere ad una armonizzazione del quadro UE ed a una contestuale semplificazione normativa nazionale. Va ridotto, senza alcun dubbio, il divario tra l’età in cui i giovani terminano la formazione scolastica e quella in cui possono diventare conducenti professionisti.
Rendere strutturali gli interventi di finanziamento per la formazione di settore e definire specifici incentivi e sostegni personalizzati, usufruire delle risorse economiche senza precedenti del PNRR.
Dal punto di vista sociale, la realizzazione di percorsi innovativi che uniscano formazione e lavoro in base ai trend industriali del paese, la riduzione del gap tra scuola e lavoro e la promozione di una migrazione mirata con il coinvolgimento dei paesi di origine, anche mediante la stipula di accordi bilaterali, sono soltanto alcune delle leve su cui agire per arginare il fenomeno della carenza dei conducenti nel trasporto dei passeggeri con autobus che oramai assume i connotati di una emergenza globale.
(*) Ingegnere esperto di trasporti, ambiente, energia e pubblica amministrazione.