lunedì, Agosto 11, 2025

Roberto Saviano, confermate le condanne al boss e all’avvocato: “Mi hanno rubato la vita”

Le parole di Roberto Saviano in seguito alla sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Roma, che ha confermato le condanne per le minacce ricevute in aula nel 2008 durante il processo di secondo grado ‘Spartacus’ a Napoli.

Un pianto liberatorio tra gli applausi per un’ “odissea” durata 16 anni. Così Roberto Saviano aveva definito tutto questo tempo vissuto dopo quel proclama di odio e minaccia che partì nei confronti suoi e della giornalista Rosaria Capacchione, proprio dall’interno di un’aula giudiziaria nel 2008, dal boss dei Casalesi, Francesco Bidognetti, e dal suo difensore, l’avvocato Michele Santonastaso.

E le lacrime di oggi dello scrittore napoletano esprimono l’emozione di rivalsa, forse per l’intera categoria della stampa, per il nuovo passo in avanti fatto dalla giustizia: la Corte d’Appello di Roma si è pronunciata confermando le condanne ad un anno e mezzo di carcere per il capoclan (già detenuto in regime di carcere duro dal 1993) e ad un anno e due mesi per il suo legale. Il fatto avvenne durante il processo di appello Spartacus a Napoli, quello al clan dei Casalesi, e portò di fatto all’innalzamento della scorta per lo scrittore campano.

“Mi hanno rubato la vita”, ha commentato Roberto Saviano, il quale dopo la lettura della sentenza ha abbracciato in lacrime il suo legale, Antonio Nobile, mentre alle loro spalle dall’aula partiva un applauso.

“Sedici anni di processo non sono una vittoria per nessuno – ha aggiunto – ma ho la dimostrazione che la camorra in un’aula di tribunale, pubblicamente ha dato la sua interpretazione: che è l’informazione a mettergli paura. Ora abbiamo la prova ufficiale in questo secondo grado che dei boss con i loro avvocati firmarono un appello dove – sottolinea lo scrittore – misero nel mirino chi raccontava il potere criminale. E non attaccarono la politica ma il giornalismo insinuando che avrebbero ritenuto i giornalisti, e fu fatto il mio nome e quello di Rosaria Capacchione, i responsabili delle loro condanne. Non era mai successo in un’aula del tribunale in nessuna parte del mondo”, spiega Saviano, che già dal 2006 vive sotto scorta per le minacce ricevute dal clan dei Casalesi.

In queste ore è stata segnata l’ennesima tappa di un lungo procedimento, nel quale sono parte civile la Federazione nazionale della stampa italiana e l’ordine dei giornalisti.

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