Valentina Nappi: la pornostar ha criticato su Instagram le politiche del ministro dell’Interno Matteo Salvini.
La pornostar Valentina Nappi utilizza spesso i social network per dire la sua sulla politica in Italia, anche in maniera provocatoria. Bersaglio della sua ennesima provocazione è il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Nella giornata di ieri, la 28enne pornostar di Scafati ha infatti pubblicato su Instagram una sua fotografia con la scritta “Sono stata ‘stuprata’ da Salvini”.
La violenza denunciata è di tipo culturale, visto che Nappi ha apertamente criticato le politiche del ministro dell’Interno, come spiega lei stessa nel lungo post che accompagna l’immagine, soffermandosi specialmente sulla questione della immigrazione: “Sono stata “stuprata” da Salvini perché al di là di aspetti anche condivisibili (che pure ci sono) delle sue scelte concrete, e al di là del fatto che molte responsabilità non sono solo sue, Salvini ha riabilitato la peggiore cultura identitaria nazionalista, quella rappresentata dalla triade Dio-Patria-Famiglia – scrive l’attrice hard –. Babbo Natale, la Befana, niente Ramadan, sì al panettone rigorosamente a Natale, la colomba a Pasqua, la cucina tradizionale, i gay sì ma la famiglia solo quella tradizionale, i crocifissi rigorosamente nelle aule, Dio nei discorsi degli esponenti politici e tutta la plebe unita comunitariamente dai vecchi “sani” valori identitari nazionali tradizionali.
https://www.instagram.com/p/BslDiclH0NB/
Non so voi, ma questa io la chiamo cultura di sapore fascista. Ed è uno stupro culturale di proporzioni immani. La questione dell’immigrazione, al di là dei complessi aspetti pratici su cui non intendo dilungarmi (la mia opinione è che una gestione razionale dei flussi migratori è -e soprattutto sarà- necessaria), è una questione culturale. Io non voglio vivere in un paese con una cultura ufficiale unica, cattolica di destra, nazionalpopolare. Io voglio vivere in un paese ateo, multietnico, con un’identità culturale che affondi le proprie radici nell’Illuminismo e nel marxismo più illuminato, e che sviluppi queste ultime all’altezza della modernità contemporanea. Il linguaggio grezzo, i modi spicci e i toni al limite del violento, invece, ci riportano a una cultura tribale che produce una violenza contro il diverso (come abbiamo potuto vedere) simile a quella che si dà in molte specie di primati non umani. Rispetto a tutto ciò, il genocidio è qualcosa di differente solo per grado”.
Si attende la risposta del ministro dell’Interno, che, come ormai noto, non le manda mai a dire.