venerdì, Aprile 26, 2024

Globalizzazione: Quando parlarne diventa un ‘nonsenso’

- Advertisement -

Notizie più lette

Redazione
Redazionehttp://www.2anews.it
2Anews è un magazine online di informazione Alternativa e Autonoma, di promozione sociale attivo sull’intero territorio campano e nazionale. Ideato e curato da Antonella Amato, giornalista professionista. Il magazine è una testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n.67 del 20/12/2016.

La globalizzazione ha generato disparità sociali, la riduzione della sovranità nazionale e dell’autonomia delle economie locali.

di Alfredo Grado – Ci hanno detto che con la Globalizzazione si sarebbero intensificati gli scambi e gli investimenti internazionali, con la consequenziale crescita economica delle nazioni rimaste a lungo ai margini dello sviluppo economico e la riduzione dei costi per l’utente finale grazie all’incremento della concorrenza su scala planetaria.

Ci hanno avvisato che l’affermarsi di questo processo (economico) non sarebbe stato indolore, poiché già da allora appariva evidente che tutto avrebbe generato disparità sociali, la riduzione della sovranità nazionale e dell’autonomia delle economie locali. Quasi a dire “Uomo avvisato, mezzo salvato”. Ma noi, che siamo un popolo insaziabile e vorace, nel senso che vogliamo provarle tutte, ci abbiamo creduto e…sperato.

E proprio nel bel mentre si sperava in un governo che sollevasse tutti da una crisi annunciata, magari con l’elargizione di un “bonus” per le fasce meno abbienti, dopo il 4 marzo ci siamo resi conto che forse la globalizzazione è finita, l’epoca della crescita è tramontata per sempre, e si lascerà alle spalle la marea del malcontento, ovunque.

Globalizzazione: Quando parlarne diventa un 'nonsenso'Come chiamare questa ennesima fase di ambiguità ed incertezze?

La parola crisi è l’unico termine che mi sovviene. E se cosi fosse, allora, non dobbiamo fare altro che attendere nuovi “politici”. Infatti, come sostiene Hazel Henderson, «l’economia non è altro che un travestimento della politica», che tradotto significa che  «da un lato ti trovi la classe al potere che tenta di tenersi stretta al suo potere in declino, producendo falsi numeri positivi a vagonate e sostenendo che comunque non esiste alternativa possibile alla loro, e dall’altro lato c’è una vaga affiliazione, nella misura in cui si può parlare di affiliazione, di destra e sinistra, individui e partiti, in grado di subodorare cambiamenti in corso che potranno usare a proprio beneficio».

Che ne sarà di noi?

Per chi non l’avesse ancora capito i partiti tradizionali si stanno estinguendo: «Gli verranno addossate le colpe, e perlopiù meritatamente, per la caduta del sistema economico». Chi faceva parte della vecchia guardia, sarà messo fuori, mentre gli altri (si spera in pochi) tenteranno di emulare le esperienze di Trump, Farage e similari, ovvero nutrirsi del malcontento. Tutto questo, bontà loro, provocherà un assoggettamento politico, che per quanto mi riguarda potrebbe essere correlato allo sfruttamento economico.

Ma arriviamo al punto

Il punto non c’è. Cosi come non c’è un senso in tutto ciò. Noi comuni mortali, non avendo usufruito di alcun beneficio, se non quello di imparare a credere, corriamo il rischio di scivolare silentemente verso uno stadio completamente diverso delle nostre vite. Schiacciati tra quanti resteranno avvinghiati a ciò che hanno e quelli che invece tenteranno l’ascesa per accaparrarsi ciò che resta. A questo punto, parlare di Globalizzazione diventa un nonsenso, ma continuare a comportarsi come se non fossimo dotati dell’intelletto diventa un assurdo.

(in foto Alfredo Grado autore dell’articolo)

- Advertisement -
- Advertisement -
- Advertisement -

Ultime Notizie