venerdì, Marzo 29, 2024

Dai ricci di mare nuove prospettive di cura per i disturbi cardiovascolari

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Maria Sordino
Maria Sordinohttps://www.2anews.it
Maria Sordino - cura la pagina della sanità, sociale, attualità, è laureata in Scienze Biologiche, scrittrice.

Nei ricci di mare ci sono molecole che aiutano il cuore, favorendo la funzionalità del sistema cardiovascolare. Queste molecole si chiamano Ovotioli e potrebbero essere usate come integratori alimentari.

Un recente studio condotto da Imma Castellano e Anna Palumbo, ricercatrici alla Stazione Zoologica Anton Dohrn, dimostra come alcune molecole di origine marina chiamate Ovotioli, prodotte da organismi quali i ricci di mare e le microalghe, abbiano la capacità di ridurre la formazione delle placche aterosclerotiche, causa di diverse patologie cardiovascolari, tra cui quelle indotte dal diabete. 

Dai ricci di mare nuove prospettive di cura per i disturbi cardiovascolari

Lo studio, pubblicato sulla rivista Oxidative Medicine and Cellular Longevity e realizzato in collaborazione con il gruppo di ricerca della Prof.ssa Assunta Pandolfi dell’Università di Chieti, ha utilizzato come modello le cellule endoteliali umane isolate dalla vena di cordone ombelicale di donne affette da diabete gestazionale e cellule endoteliali umane isolate dalla vena di cordone ombelicale di donne sane.

Con la somministrazione delle molecole di Ovotiolo si è riscontrata una notevole riduzione dei livelli di radicali liberi dell’ossigeno e un aumento dei livelli dell’ossido nitrico, una piccola molecola nota per favorire il flusso del sangue e la funzionalità del sistema vascolare.

Dai ricci di mare nuove prospettive di cura per i disturbi cardiovascolari

Lo studio apre, dunque, nuove prospettive per l’impiego degli ovotioli come integratori alimentari per prevenire l’Infiammazione Sistemica Cronica di Basso Grado, determinante nello sviluppo di patologie molto diffuse come il diabete e altre malattie cardiovascolari, come l’infarto e l’ictus.

Una curiosità

La scoperta degli ovotioli risale agli anni ottanta, quando la dottoressa Anna Palumbo, in collaborazione con i professori Giuseppe Prota e Marco d’Ischia dell’Università degli studi di Napoli Federico II, si accorse che le uova di riccio di mare contenevano in gran quantità una molecola dalla struttura molto semplice, un amminoacido modificato, denominata, appunto, ovotiolo. Nel riccio, l’ovotiolo svolge una potente azione anti-ossidante proteggendo l’embrione dai radicali liberi che si formano all’atto della fecondazione.

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