giovedì, Aprile 25, 2024

50 anni fa moriva Giuseppe Ungaretti: il poeta precursore dell’Ermetismo

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Luigi Maria Mormone
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Luigi Maria Mormone, cura la pagina di cronaca su Napoli e provincia, attualità e sport (pallanuoto, basket, volley, calcio femminile ecc.), laureato in Filologia Moderna, giornalista.

Giuseppe Ungaretti: mezzo secolo dalla morte del poeta delle celeberrime Mattina (“M’illumino/d’immenso”) e Soldati (“Si sta come/d’autunno/sugli/alberi/le foglie). Mattarella: “Poeta di trincea”.

Mezzo secolo fa moriva Giuseppe Ungaretti, uno dei più grandi poeti della storia letteraria italiana, grande innovatore del linguaggio poetico con le sue liriche fulminanti di grande intensità emotiva in cui confluirono anche le sue esperienze al fronte durante la Prima Guerra Mondiale. Tra le trincee del Carso, Ungaretti (nato nel 1888 ad Alessandria d’Egitto da genitori lucchesi) scrisse i due celebri versi di Mattina, ”M’illumino/ d’immenso”, e la struggente Soldati, “Si sta come/d’autunno/sugli alberi/le foglie”, oltre alle sofferte poesie raccolte in ”Il porto sepolto”, considerato il seme dell’Ermetismo.

Una poesia caratterizzata dall’assoluta ricerca di essenzialità, in cui la parola poetica, liberata da ogni eco realistica, ha una magia evocativa e dove l’analogia e l’armonia della parola hanno il compito di svelare l’ignoto. Ne risulta una poesia concentrata ed essenziale, in cui l’anima si concede come per “illuminazioni liriche”.

Diceva Ungaretti che per lui scrivere “era necessario”: scriveva sulla circolare che lo portava all’Università, scriveva durante il suo soggiorno parigino del 1912, scriveva al fronte sugli involucri delle pallottole con negli occhi i volti massacrati dei compagni, credendo fermamente in quel potere salvifico della poesia per salvarsi dall”’universale naufragio”.

Nel secondo dopoguerra, cultura e poesia iniziarono a confrontarsi con la storia, il quotidiano e a virare verso la prosa. ”Il taccuino del vecchio” del 1960 è la sua ultima raccolta. Nel 1967, Ungaretti fu nominato senatore a vita. Importante anche il suo rapporto con la neonata televisione, con Ungaretti tra l’altro commentatore dell’Odissea a introduzione dello sceneggiato del 1968.

Studiato e amato da tante generazioni di studenti: basti pensare che la sua poesia Risvegli era tra le tracce della prova scritta di Italiano all’esame di Maturità dell’anno scorso. Molto sentito il ricordo del Capo dello Stato, Sergio Mattarella: “Ungaretti è una delle voci più significative della poesia italiana del ‘900. Poeta di trincea, prese parte alla I Guerra Mondiale e della diretta e traumatica esperienza del vivere e del morire sul fronte, rese intensa e dolente testimonianza”. Per ricordare il 50mo dalla morte di Ungaretti, è stato emesso anche uno speciale francobollo in 400mila esemplari.

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