venerdì, Marzo 29, 2024

L’ombra della camorra sulla demolizione del ponte Morandi, ditta napoletana fermata dall’antimafia

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Francesco Monaco
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Francesco Monaco, giornalista. Esperienza dalla carta stampata a internet, radio e tv. Scrittore, il suo primo romanzo: 'Baciami prima di andare'.

La Dia ha notificato un’interdittiva antimafia nei confronti dell’impresa Tecnodem srl Unipersonale con sede a Napoli e ritenuta “permeabile ed esposta” al pericolo di infiltrazione della criminalità organizzata.

La Dia di Genova sta notificando un’interdittiva antimafia, emessa dal prefetto, Fiamma Spena, nei confronti dell’impresa Tecnodem srl Unipersonale con sede a Napoli, impegnata nelle attività connesse alla ricostruzione del ponte Morandi, ritenuta “permeabile ed esposta” al pericolo di infiltrazione della criminalità organizzata di tipo mafioso.
La Tecnodem, che si occupa di demolizione industriale di materiale ferroso, a febbraio scorso è stata inserita tra le ditte sub-appaltatrici per la demolizione e la bonifica degli impianti tecnologici, per una cifra pari a 100mila euro. Il committente è la Fratelli Omini spa. Amministratrice e socio unico della srl, scrive la Dia, è Consiglia Marigliano, “priva di titoli o esperienze professionali di settore”, consuocera di Ferdinando Varlese, pluripregiudicato 65enne di Napoli domiciliato a Rapallo (Genova), dipendente della Tecnodem.

Tra le condanne riportate da Varlese la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Napoli nel 1986 per associazione a delinquere. Tra i coimputati vi erano soggetti affiliati al clan Misso-Mazzarella-Sarno, già appartenente all’organizzazione camorristica ‘Nuova famiglia’, i cui boss di riferimento erano Michele Zaza e suo nipote Ciro Mazzarella.
Altra sentenza rilevante, precisa ancora la Dia di Genova, è quella della Corte d’Appello di Napoli del 2006 per estorsione tentata in concorso, con l’aggravante di aver commesso il fatto con modalità mafiose, da cui si evincono “in maniera circostanziata” i legami di Varlese con il sodalizio camorristico D’Amico, al quale risulta legato da rapporti di parentela.

Fino a oggi controllate 92 società

Alla luce di tali accertamenti svolti dalla Dia, la prefettura di Genova ha ritenuto che il complesso degli elementi di permeabilità criminale fosse tale da porre l’impresa in una condizione di “potenziale asservimento, o comunque di condizionamento, rispetto alle iniziative della criminalità organizzata di stampo camorristico”. L’attività si inserisce nel quadro delle Disposizioni urgenti per la città di Genova, che ha individuato la Dia come punto di snodo di tutti gli accertamenti antimafia. Fino a oggi sono stati eseguiti controlli, con la collaborazione delle forze di polizia territoriali, su 92 società e 4062 persone fisiche impegnate nella ricostruzione del ponte Morandi.

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