venerdì, Aprile 19, 2024

Cellule embrionali umane su chip nuova frontiera per studiare i farmaci

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Maria Sordino
Maria Sordinohttps://www.2anews.it
Maria Sordino - cura la pagina della sanità, sociale, attualità, è laureata in Scienze Biologiche, scrittrice.

Cellule embrionali umane ricostruite su chip, grazie a una ricerca condotta dall’italiano Andrea Manfrin. Permetterà di seguire il modo in cui le cellule embrionali si organizzano per formare i tessuti e gli organi.

La costruzione di cellule embrionali umane su chip è stata resa possibile grazie ad una tecnica che mima l’ambiente naturale in cui è immerso l’embrione, messa a punto nel Politecnico di Losanna dal gruppo di Matthias Lutolf. Descritta sulla rivista Nature Methods e condotta dall’italiano Andrea Manfrin, la ricerca è un primo passo verso la possibilità di guidare lo sviluppo delle cellule staminali per ottenere tessuti e organi per sperimentare farmaci e, in futuro, per i trapianti.

La tecnica permette di ottenere una riserva di cellule staminali, utili a studiare da vicino il modo in cui le cellule embrionali si organizzano per formare i tessuti e gli organi.

“Uno dei problemi più complessi nel costruire dei tessuti al di fuori di un organismo è la riproduzione dei segnali molecolari, che ne regolano il processo, nel momento giusto e nelle dosi precise”, ha osservato Lütolf.

Manfrin è riuscito ad imitare il modo in cui i segnali si concentrano di volta in volta per stimolare le cellule ad aggregarsi in una direzione piuttosto che in un’altra. La stimolazione su chip inizia quando l’embrione si trova nella fase di gastrula, a circa quattordici giorni dalla fecondazione, fase in cui le cellule cominciano a organizzarsi in tre strati, chiamati foglietti embrionari, ognuno dei quali darà origine a tessuti di tipo diverso. A regolare i segnali dei quali le cellule hanno bisogno è una rete di minuscoli canali che, nel chip, lascia scorrere piccole quantità di fluido le cui concentrazioni possono essere controllate con precisione.

“La nostra ipotesi – ha osservato Manfrin – è che ingegnerizzare un sistema di segnali artificiali in un tessuto vivente possa permetterci di guidare un gruppo di cellule staminali auto-organizzate verso un obiettivo voluto. Questo – ha concluso – offrirebbe un ovvio vantaggio per ottenere tessuti e organi in laboratorio”. L’obiettivo più ambizioso e al momento più distante, ha concluso Lütolf, è “costruire in laboratorio organi per i trapianti”.

Il problema etico che incombe sulla ricerca riguarda la fonte delle staminali embrionali che, al momento, è costituita dalla distruzione di altri embrioni.

(Per la foto – fonte: ansa.it)

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