giovedì, Marzo 28, 2024

Carte di credito clonate, scoperta una truffa milionaria: 3 arresti

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Luigi Maria Mormone
Luigi Maria Mormonehttps://www.2anews.it
Luigi Maria Mormone, cura la pagina di cronaca su Napoli e provincia, attualità e sport (pallanuoto, basket, volley, calcio femminile ecc.), laureato in Filologia Moderna, giornalista.

Carte di credito clonate: 3 arresti tra Salerno e Avellino per una truffa dal valore di oltre un milione di euro.

La Guardia di Finanza ha scoperto una truffa da oltre un milione di euro, basata su carte di credito clonate. Il Blitz della compagnia di Agropoli e del Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche di Roma (disposto dalla Procura di Vallo della Lucania) ha portato all’arresto di tre persone e 18 perquisizioni, tra domiciliari e locali nei confronti di altri dieci indagati, residenti tra le province di Napoli, Avellino e Salerno.Carte di credito clonate, scoperta una truffa milionaria: 3 arresti Nell’ambito dell’operazione sono stati inoltre sequestrati conti correnti, un’imbarcazione e tre autovetture di lusso (tra cui una Ferrari California Cabrio dal valore di 130mila euro).

Come riporta “Il Mattino”, in carcere sono finiti Giuseppe Manzi (43enne di Domicella), Alessandro Lombardi (43enne di Mercogliano) e Emilio Ascoli (30enne di Agropoli). Le carte di credito sono state clonate con vari sistemi, dal phishing telefonico all’hackeraggio; in alcuni casi i dati dei correntisti sono stati acquistati sulla rete illegale del dark web al prezzo medio di 35 euro per carta di credito.Carte di credito clonate, scoperta una truffa milionaria: 3 arresti Per ottenere informazioni, uno degli arrestati telefonava agli uffici anagrafe e ai call center di tutt’Italia, fingendosi il titolare delle card o spacciandosi per maresciallo dei Carabinieri. Con le card clonate si compravano beni on line – barche, canoe, auto di lusso, arredi sanitari – per sfruttarli personalmente o rivenderli a prezzo di favore a parenti e amici.

Un altro business consisteva nell’acquisto di bitcoin e schede di carburante da diversi gestori, oltre che l’acquisto di pacchetti vacanze in una struttura alberghiera compiacente in Albania: all’hotel andava il 40%, il 20% al mediatore e il restante 40% agli ideatori della truffa.

I proventi della truffa venivano poi “ripuliti” con l’acquisto di ricariche telefoniche usate per chiamare un numero telefonico a pagamento intestato a una ditta “complice” (per quest’operazione era stata assoldata una centralinista).

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