venerdì, Dicembre 5, 2025

“TOTÒ E LA SUA NAPOLI” al Palazzo Reale di Napoli. Presto Napoli avrà il Museo di Totò

Da oggi 31 ottobre, al 25 gennaio 2026 a Palazzo Reale di Napoli si potrà visitare la mostra TOTÒ E LA SUA NAPOLI. E oggi arriva anche la notizia che il consiglio comunale approva il completamento del Museo di Totò al Rione Sanità.

Presto Napoli avrà il Museo di Totò, un luogo dedicato interamente ad Antonio De Curtis, il “Principe della risata”, che si attende ormai da oltre 25 anni. Sarà nel Palazzo dello Spagnuolo, lo splendido edificio che si trova nel Rione Sanità.

Nel frattempo ci “accontentiamo” di avere nella Sala Belvedere del palazzo Reale di Napoli, una mostra a lui dedicata, dal titolo significativo Totò e la sua Napoli.

L’inedita esposizione, che celebra il grande legame inscindibile tra Totò e Napoli in occasione delle celebrazioni per i 2500 anni della fondazione della città partenopea, vuole rendere un doveroso omaggio ad uno dei suoi figli più illustri e amati dai napoletani prima, e da tutta Italia poi, divenuto un simbolo universale di napoletanità e genialità comica, ma anche drammatica: solo chi ha sofferto la miseria e ha conosciuto la vera fame, può fare il comico, perché in fondo si nasconde sempre, nel suo animo, un sottile filo di malinconia, e Totò lo ha dimostrato nei suoi ben 97 film, alcuni belli altri meno, ma soprattutto nella sua capacità mimica, orale e disinvolta di creare personaggi dai vari risvolti umani.

"TOTÒ E LA SUA NAPOLI" al Palazzo Reale di Napoli. Presto Napoli avrà il Museo di Totò

Presente all’inaugurazione della mostra, il giorno prima della sua apertura ufficiale, la nipote Elena Anticoli De Curtis, che ha voluto testimoniare con questa sua preziosa presenza, il legame indissolubile che questa città ha sempre avuto con Totò, con il Principe Antonio De Curtis. Questa mostra nasce come prima tappa di un progetto che proseguirà a New York nella prossima primavera, proseguendo idealmente quel ponte culturale tra Napoli e il mondo che l’attore ha sempre rappresentato: probabilmente se fosse nato in America, sarebbe famoso in tutto il mondo, come Stan Lauren e Oliver Hardy (i nostri Stanlio e Ollio). La mostra Totò e la sua Napoli è promossa dal Comitato Nazionale Neapolis 2500 con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Palazzo Reale di Napoli (Ministero della Cultura), con la partecipazione degli Eredi Totò, con la collaborazione di Rai Teche e Archivio Storico Luce. Il progetto è a cura di Alessandro Nicosia e Marino Niola ed è organizzato e prodotto da C.O.R. Creare Organizzare Realizzare. Totò e la sua Napoli si propone di far affiorare quel legame tra Antonio de Curtis e la città dove si è formato il suo sguardo, affinato il suo linguaggio comico e costruito quel volto inconfondibile ma “provvisorio”, pronto a cambiare fattezze, come ogni maschera che si rispetti.

Come emerge dall’esposizione, è impossibile parlare di Totò senza parlare di Napoli, la grande sorgente della sua attorialità ma anche della sua personalità. Della sua capacità di essere uno, nessuno e centomila. Anche se ormai viveva da tempo a Roma, si narra che spesso veniva nel suo Rione alla Sanità, il quale che gli ha dato i natali in via Santa Maria Antesecula, angolo Vico Felice, nel cuore più antico e degradato (una volta) di Napoli, dove lasciava anonimamente del danaro nei vari bassi della zona, aiutando le famiglie più bisognose. Non ha mai infatti abbandonato la sua città, con la quale è cresciuto, e dove gli furono tributati onori e omaggi quando si spense nel 1967. Ebbe tre funerali: uno a Roma, uno di maestose proporzioni a Napoli nella chiesa del Carmine dove la città si paralizzò dal traffico impazzito e un terzo, simbolico, nel suo adorato e amato quartiere della Sanità.

Di fatto Totò – come sostiene Marino Niola – “riassume le mille identità di una Napoli che diventa teatro universale, grande metafora della condizione umana. La città lo ha amato moltissimo e incondizionatamente perché ciascun napoletano si è riconosciuto in una delle mille sfaccettature di questa maschera interclassista. Personaggio e persona nel senso letterale del termine che significa appunto maschera. In effetti Totò e la sua Napoli vuole mostrare come Partenope ha modellato Totò e come Totò ha rimodellato Partenope, in tutta la sua miseria e nobiltà, facendone un simbolo che rappresenta tutti coloro che in ogni paese del mondo si sentono vesuviani”.

TOTÒ E LA SUA NAPOLI in una mostra al Palazzo Reale di Napoli. Presto Napoli avrà il Museo di Totò

La faccia asimmetrica di Totò può riassumere tutte le sue mille facce che ritroviamo nei suoi film, proprio come una marionetta, proprio come una maschera che si rispetti. Pertanto, la sua asimmetria, da virgola fuori posto, gli dava quell’aria stralunata, da burattino cubista e bastava un gesto, un’espressione muta, per capire dove avrebbe parato e come lo avrebbe fatto: in “Totò Diabolicus” del 1962, da vita a ben sei personaggi diversi, ma tutti perfettamente studiati, elaborati e presentati al pubblico con un’abilità da genio, quale era Totò, mentre in “Siamo uomini o caporali” del 1955 sarà Paolo Stoppa a dare vita a sei personaggi diversi, ognuno dei quali ben contrapposto alla stupefacente e perfetta mimica di Totò, che riesce anche a camuffare una certa indisponente amarezza, in ognuno dei sei personaggi affidati alla bravura di Stoppa. “Dicono che ho la faccia triste. Non ce l’ho triste. Ce l’ho storta perché mi sono rotto il naso”: lo ripeteva spesso per prendere le distanze da quelli che facevano troppa filosofia spicciola e talvolta irriverente sulla sua irresistibile e irrefrenabile comicità. A chi lo considerava un cugino di Pulcinella o un nipote di Arlecchino, lui rispondeva con un’alzata di spalle che voleva dire “Ma mi faccia il piacere!”

Così ogni volta il principe de Curtis si nascondeva dietro il personaggio che lui era e non era, tanto che parlava di sé in terza persona. “Totò è un buffone serissimo. Incontrandomi per la prima volta mi disse che avevo proprio la faccia che serviva a lui”. “Uno snobismo plebeo e insieme una sprezzatura aristocratica – dice il curatore – come quella dei grandi attori della Commedia dell’Arte che si facevano ritrarre con la maschera in mano e mai sul volto, per sottolineare quell’impercettibile abisso che li separa. Per far capire che il personaggio non è la persona, ma il suo doppio. E in questo, Totò era la maschera perfetta di Napoli, una città-mondo che è facile riconoscere ma che è difficile conoscere”. Popolata com’è di marionette stralunate, di parole in libertà, di caratteristi h24, di personaggi in cerca di autore “ricchi di guai, di beffe subite, di appetiti arretrati”. Che lui ha trasformato in una umanissima metafora che fa di Partenope un luogo dell’anima e proietta Napoli oltre Napoli.

TOTÒ E LA SUA NAPOLI in una mostra al Palazzo Reale di Napoli. Presto Napoli avrà il Museo di Totò

Il visitatore potrà ripercorrere il suo mondo e la sua storia attraverso documenti originali, manufatti, ricordi, fotografie, filmati, costumi, installazioni mediali, ricostruzioni scenografiche, manifesti e locandine, giornali, testimonianze di coloro che lo hanno amato. La mostra si articola in sezioni tematiche che ripercorrono la vita e la carriera dell’artista: Le origini, Il Rione Sanità, Il teatro, Le canzoni, Il cinema, Le poesie, Un maestro insostituibile, Totò e le bellezze della sua Napoli, Il saluto della sua Napoli. Ci sarà spazio anche per i focus su Il Principe di Bisanzio e Gli amori di Totò.

Un momento particolarmente emozionante dell’esposizione sarà l’ascolto dell’orazione funebre tenuta il 17 aprile 1967 da un commosso e distrutto Nino Taranto che non riesce a trattenere il pianto in piazza del Carmine davanti a centomila persone in lacrime: una scena straziante che ancora oggi commuove per l’autenticità di un dolore immenso.

Totò e la sua Napoli, sarà accompagnata da un importante catalogo pubblicato da Gangemi Editore, un volume che raccoglie storia, immagini e un ricco repertorio di straordinarie testimonianze, offrendo una profonda comprensione del suo spirito eclettico in cui molti giovani si ritrovano condividendo la sua voglia di libertà.

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