Dopo aver girato trenta paesi ed essere stato tradotto in venti lingue, il Rocky Horror Show conquista anche Napoli.
A mezzo secolo dal primo debutto, il “Rocky Horror Show”, stavolta giunto al teatro Bellini, non smette mai di conquistare e stregare gli spettatori. Tant’è che anche nello storico spazio di via Conte di Ruvo, la seducente opera di Richard O’Brien e le bizzarre avventure del dottor Frank- N- Furter ammaliano il pubblico sulle note di brani come “Damn it, Janet!”, “Sweet Transvestite”, “Touch-a, Touch-a, Touch-a, Touch Me” e Time Warp. In scena, a prendere corpo, è un vivace e trasgressivo musical pronto a trasformarsi in un chiaro invito alla libertà sessuale.
Così, con lo stravagante dottor Frank impersonato da uno straordinario Stephen Webb e gli altri sconcertanti abitanti del suo castello spaziale, sulle ali dello slogan “Don’t dream it, be it”, il lavoro trascina nel suo magico delirio anche gli spettatori napoletani. Ricordando la trasposizione cinematografica del 1975, “The Rocky Horror Picture Show” diretta da Jim Sharman, la versione teatrale firmata dal regista Christopher Luscombe, sia pure meno trasgressiva rispetto all’idea originaria e più adatta a un pubblico da poltrona di velluto rosso, riesce comunque con le sue luci ed il suo ribelle dinamismo a coinvolgere e destabilizzare la sala.
Grazie ad una serie di personaggi inclini all’autoironia, una scenografia versione comic e l’orchestra che appare tra i fotogrammi di una striscia di pellicola 35 millimetri, lo spettacolo presentato interamente in lingua inglese piace e travolge sulla scia di un mondo fatto di elementi geniali divisi tra l’horror e il comico.
Portando alla ribalta argomenti riguardanti il sesso e la cultura, grazie alla prova di un cast superlativo, tra cui oltre all’irriverente Webb, vero catalizzatore e forza propulsiva di tutto lo spettacolo, i coinvolgenti Haley Flaherty e Richard Meek alle prese con la tenera (ma non troppo) coppia formata da Janet e Brad, lo spettacolo conferma tutte le sue grandi prerogative.
Partendo dalla vicenda che vede la giovane coppietta, dopo essere stata vittima di un guasto alla loro auto, finire nel terribile castello del Dr. Frank, alle prese con la creazione dell’uomo perfetto chiamato Rocky, ad emergere nel lavoro sono tematiche spesso difficili.
Tra queste, al frenetico ritmo delle formidabili musiche in linea con la cultura pop internazionale, quella riguardante l’omosessualità, con lo stesso scienziato folle che si rivela un transessuale, proveniente da un altro pianeta. Dopo aver girato trenta paesi ed essere stato tradotto in venti lingue, il Rocky Horror Show conquista anche Napoli.
Per tutti, fino a domenica, centoventi minuti di trasgressione insieme ai sentimenti pazzi di un musical capace di superare gli anni e di entusiasmare il pubblico che applaude e forse si sente pure liberato.