sabato, Aprile 27, 2024

Stipendio da 3,96 euro l’ora fa condannare azienda: “E’ anticostituzionale”

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Francesco Monaco
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Francesco Monaco, giornalista. Esperienza dalla carta stampata a internet, radio e tv. Scrittore, il suo primo romanzo: 'Baciami prima di andare'.

I giudici hanno condannato la società a corrispondere le differenze retributive a favore della dipendente, pagata 3,96 euro l’ora.

Un giudice del lavoro di Milano ha accolto il ricorso di una lavoratrice padovana pagata 3,96 euro l’ora, definendo lo stipendio “anticostituzionale”. In particolare, si legge nella sentenza, è stato violato l’articolo 36, secondo il quale “il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. Diritto che, secondo il giudice, non veniva garantito dalla paga offerta dall’azienda per la quale la donna lavorava per 12 mesi all’anno.

A riportare la vicenda è l’Adl Cobas che ha sostenuto la causa intentata dalla lavoratrice di Padova contro la Civis, importante società di vigilanza privata con sede legale a Milano. La donna percepiva uno stipendio netto intorno ai 640 euro, meno del reddito di cittadinanza e sotto la soglia di povertà stimata dall’Istat nel 2020 a 840 euro.

La dipendente, impiegata nel servizio di portierato in un magazzino della grande distribuzione, ha quindi chiesto, tramite lo Studio Gianolla – D’Andrea, la nullità degli articoli 23 e 24 del CCNL Servizi fiduciari e il diritto a percepire una retribuzione che rispetti i principi dell’articolo 36 della Costituzione: una norma fondamentale e necessaria, perché garantisce il diritto ad un retribuzione proporzionata e sufficiente.

I giudici hanno condannato la società a corrispondere le differenze retributive a favore della dipendente, prendendo come riferimento il CCNL ‘Portierato’. Le differenze retributive sono di 372€ mensili, il 30% in più di quanto previsto dal CCNL applicato da Civis. Ha inoltre stabilito che anche gli altri contratti di settore, il “S.A.F.I.” (firmato dalla UIL) e “Aiss” (firmato da UGL) sono inadeguati perché prevedono una retribuzione che è al di sotto della soglia di povertà.

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