lunedì, Aprile 29, 2024

‘Na Santarella: all’Augusteo il teatro classico napoletano diventa surreale

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Giuseppe Giorgio
Giuseppe Giorgio
Caporedattore, giornalista professionista, cura la pagina degli spettacoli e di enogastronomia

La commedia riadattata e diretta da Claudio Di Palma arriva in palcoscenico con il preciso intento di rinnovare quella illusione della realtà frutto di vecchie strategie drammatiche e teatrali.

Scardinando a tratti la struttura teatrale dell’opera e abbandonando più d’una volta la tradizione, il regista Claudio Di Palma, con la sua visione della scarpettiana “’Na Santarella”, all’Augusteo porta una messinscena la cui storia è popolata da personaggi dalle linee persino surreali, a metà tra il tragico e il comico.

Tornando a percorrere i sentieri del grande innovatore del teatro napoletano, o meglio, di colui che con il suo Felice Sciosciammocca prese di fatto il posto di Pulcinella, Di Palma, dopo l’esperienza con “Il Medico dei pazzi”, si avvicina nuovamente a Eduardo Scarpetta con l’intento di esaltare tutti sentimenti di chi vive, al di là del tempo, una condizione fatta di solitudine interiore, incomunicabilità e inquietudine.

Ed ecco allora che nella nuova versione dell’opera, che meglio di tutte rappresenta la maturità artistica del grande attore e commediografo napoletano, Di Palma, ai due protagonisti Massimo De Matteo e Angela De Matteo, rispettivamente nei panni di don Felice l’organista e Nanina Fiorelli detta “La Santarella”, imprime tutti i tratti di un umorismo grottesco insieme all’essenza di un linguaggio pronto a superare la dimensione della realtà per inoltrarsi tra i meandri della vita interiore e del sogno.

Così, con queste premesse, la commedia riadattata e diretta da colui che negli anni Novanta fu protagonista di “Delirio Marginale” e “Shakespea Re di Napoli” di Ruggero Cappuccio, arriva in palcoscenico con il preciso intento di rinnovare quella illusione della realtà frutto di vecchie strategie drammatiche e teatrali.

Con i trascinanti Massimo e Angela De Matteo, pronti a trasfigurarsi nell’ottica di una comicità lontana dall’originario passato e con gli altri bravi attori, Giovanni Allocca, Chiara Baffi, Marika De Chiara, Carlo Di Maro, Luciano Giugliano, Valentina Martiniello, Peppe Miale, Sabrina Nastri e Federico Siano, tutta la messinscena mette in evidenza il bozzetto di un mondo ripreso nell’atto di annullarsi dinanzi al presente.

Ed è così che nella commedia vista all’Augusteo, la storia dell’organista don Felice che di giorno insegna musica in un convento di suore e di notte frequenta teatri come autore di operette e le vicissitudini dell”irrequieta educanda Nannina con il pallino della canzonettista, subiscono un processo di trasposizione diviso tra la recitazione epica e quel nonsense che raggiunge l’apice con il buffo personaggio di Celestino Sparice.

Tratta da Scarpetta dall’operetta di Henri Meilhac e Albert Millaud “Mam’zelle Nitouche”, ed ora nelle mani di Di Palma che si affida pure alle scene di Luigi Ferrigno, i costumi di Annamaria Morelli e le musiche di Paolo Coletta, il lavoro dallo stampo “psicologico” rappresenta nel nome di un Teatro “antico” ma dal cuore moderno, quel bisogno scarpettiano di mettere in luce le ipocrisie umane e gli immutabili tic della società coprendo tutto con un delicato velo di innocente e disarmante comicità.

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