Nella cornice della Chiesa di Sant’Angelo a Segno, tra le pietre antiche di via dei Tribunali, si è inaugurata con successo la nuova mostra personale di Bartolomeo Cristiano: “Mediterraneo – Un mare d’oro. Alba e tramonto dell’Occidente”. Un titolo che suona come un monito e insieme una meditazione, racchiudendo la tensione tragica e luminosa di un’intera civiltà sospesa tra origini gloriose e declino annunciato.
Cristiano, pittore-filosofo dalla sensibilità archeologica e visionaria, mette in scena un racconto denso, che ha il sapore della profezia e la forma dell’icona. Le sue tele, palinsesti visivi e concettuali, sono attraversate da echi profondi: dalla classicità ellenica ai deserti dell’anima moderna, passando per i cieli trasognati di Friedrich, le aure metafisiche del Beato Angelico, fino all’urlo silenzioso del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo. La sua pittura non illustra: invoca, ferisce, scava. È materia pensante, memoria incarnata.
Il Mediterraneo, culla e tomba, diventa nelle sue opere un luogo della mente e della crisi. Non solo spazio geografico, ma teatro esistenziale, in cui l’umanità si è formata e oggi si disgrega. Là dove un tempo le sponde si parlavano attraverso la filosofia, l’arte, il sacro, oggi si levano macerie e campi di sterminio, rovine e naufragi. I colori – ora dorati, ora lividi – non sono mai neutri: raccontano un mare che fu luce e oggi è lutto, un orizzonte che non promette approdi, ma perdite.
Cristiano, nato a Grumo Nevano, architetto di formazione e artista da sempre, conduce una ricerca pittorica che è anche esercizio di pensiero. La sua arte è un atto etico, uno sguardo lucido sulla dissoluzione di un mondo che ha smarrito la propria misura. In un’epoca che rimuove la morte e banalizza il tramonto, l’artista restituisce al crepuscolo la sua dignità tragica. Come un novello Tiresia, indica la falla, là dove gli altri preferiscono decorare la discesa.
La mostra, visitabile fino al 22 giugno 2025, non si limita a esporre quadri: propone una riflessione sull’identità e sulla fine, sull’eredità e sulla rovina. Una liturgia pittorica per chi sa ancora ascoltare.