Con una festa vibrante e partecipata, più simile a una dichiarazione d’amore che a un semplice lancio stagionale, il Teatro Bellini ha svelato i suoi nuovi orizzonti per la stagione 2025/2026. Un titolo programmatico, “Il corpo parla”, ne sintetizza la visione: un teatro che non solo racconta ma incarna, dove il gesto si fa verbo e la scena diventa corpo vivo, in ascolto costante del presente.
A guidare questo nuovo viaggio è, ancora una volta, Gabriele Russo, direttore artistico e demiurgo di un teatro che non si accontenta di ospitare, ma vuole essere fabbrica, fucina, cantiere aperto di idee. «Il tempo passa – ha dichiarato – e le cose si trasformano, mutano linguaggi e consuetudini. Il teatro, se vuole restare fedele alla sua missione, deve continuamente reinventarsi. Così cambia anche la stagione: non più limitata all’inverno, ma capace di attraversare il tempo lungo della contemporaneità».
Così, tra la sala grande e il Piccolo Bellini, ormai fuse in un’unica identità progettuale, si dispiega una stagione che alterna produzioni proprie e ospitalità d’eccellenza, tra parola e danza, classico e nuovo. La prossima annata si aprirà il 26 settembre, là dove si era chiusa, con “Morte accidentale di un anarchico” di Dario Fo nella vibrante regia di Antonio Latella, con Daniele Russo. Seguirà “Finale di partita” di Samuel Beckett, con Michele Di Mauro e Giuseppe Sartori diretti dallo stesso Russo, e “L’empireo”, diretto da Serena Sinigaglia.
Il 2025 proseguirà con “La città dei vivi”, tratto dal romanzo-inchiesta di Nicola Lagioia per la regia di Yvonne Capece, e ad aprile tornerà Mimmo Borrelli con “Giuro”, ispirato al mito di Romeo e Giulietta. Chiuderà il cerchio produttivo firmato “Fondazione Teatro di Napoli- Teatro Bellini”, “Stato contro Nolan” di Stefano Massini, diretto da Alessandro Gassmann, con Daniele Russo. E ancora, nella scia dell’attesa e del culto, tra dicembre e gennaio, tra le mura del Bellini, tornerà nuovamente, “Dignità Autonome di Prostituzione” di Luciano Melchionna, rito collettivo e anarchia teatrale ormai entrata nella leggenda.
Tra gli ospiti, una parata di stelle e di visioni: i Familie Flöz con “Finale”; Filippo Timi e Lucia Mascino in “Amleto2”; la danza visionaria di “MayB” di Maguy Marin; Valerio Mastandrea in “Migliore”; Stefano Accorsi nell’ “Odissea” riscritta da Emanuele Aldovrandi; Toni Servillo in “Tre modi per non morire”. E ancora: “Sabato, domenica e lunedì” di Eduardo con Teresa Saponangelo e Claudio Di Palma per la regia di Luca De Fusco, “Gli uccelli” diretti da Marco Lorenzi, “La rigenerazione” di Svevo con Nello Mascia, “Pink Floyd Legend” in concerto, e due nuove lezioni del professor Recalcati. Ma è nel Piccolo Bellini che si compie il rito più segreto e intimo. Qui, Eduardo Di Pietro inaugurerà la stagione con “Incontro”, seguito da “La vacca” di Elvira Buonocore per la regia di Gennaro Maresca.
A ottobre, “Stella”, creazione coreografica di Luciano Padovani, e “Spiritilli e altri movimenti” di Enzo Moscato, diretto da Costantino Raimondi. Poi ancora “I poeti selvaggi” da Roberto Bolaño, firmato da Igor Esposito e Daniele Russo. La danza tornerà con “Il canto delle mani” di Gabriella Stazio, ispirata a “La Gatta Cenerentola”, e Pier Lorenzo Pisano presenterà “Totale”. La Bellini Teatro Factory porterà in scena due nuove creazioni tra dicembre e gennaio, mentre Christian Di Domenico emozionerà con “U parrinu”, dedicato a Don Pino Puglisi.
A gennaio, “To my skin”, coreografia di Antonio Ruz e Mauro de Candia, esplorerà l’identità attraverso il linguaggio del corpo. Il calendario proseguirà, tra gli altri spettacoli, con “Au revoir miror” di Paolo Mohovich e Cosimo Morleo, il monologo “Il senno” con Lucia Mascino, e a marzo con “L’ultima corsa di Fred” di Mario Gelardi, con Massimo De Matteo e trio jazz dal vivo. Chiuderanno la stagione “Weekend” di Annibale Ruccello, diretto da Martino D’Amico, con Sabrina Scuccimarra, e “Tutto Shakespeare minuto per minuto” di Andrea Cioffi. Un progetto organico, multiforme e necessario, che affonda le sue radici nella creazione e nell’osservazione viva del nostro tempo. Al Teatro Bellini il corpo non solo parla: si fa profezia, coscienza e destino.