sabato, Aprile 20, 2024

Hugo Boss, un marchio con la svastica nel DNA

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Il marchio “Hugo Boss”, una delle griffe più famose al mondo, produceva le uniformi di Himmler e di Hitler, quelle delle SS e anche quelle della Gioventù nazista.

di Nico Pirozzi – Difficile credere, e ancor più difficile da digerire in prossimità delle festività, che dietro il marchio “Hugo Boss”, una delle griffe più famose al mondo, si celi il profilo criminale della svastica.

Quella che tanto amò Hugo Ferdinand Boss, lo stilista che produceva le uniformi di Himmler e di Hitler, quelle delle SS e anche quelle della Gioventù nazista. E, prim’ancora, quelle delle SA: le camicie brune di Ernst Röhm.

Hugo Boss, un marchio con la svastica nel DNA
Hugo Boss

Per gestire i milionari appalti di camicie, giacche, pantaloni e soprabiti, che i vertici della Wehrmacht, delle SS e della Hitlerjugend gli commissionavano a ritmo sempre più crescente, Herr Hugo Boss non esitò a ricorrere al lavoro-schiavo, quello che per anni gli permise di utilizzare almeno 140 lavoratori polacchi e 40 francesi, in prevalenza donne.

Poi quando tutto finì, anche il Boss di Metzingen, la cittadina del Baden-Württemberg dove, nel 1924, Herr Hugo aveva avviato la sua attività di produttore di abiti tradizionali, anche lui, come i suoi compari in stivaloni, divisa e svastica sul braccio, cercò di sprofondare nell’anonimato che più anonimo non si può, badando però di tenere ben stretto il gruzzolo che nel corso di quasi tredici anni era riuscito a mettere da parte.

Ma il suo passato di «attivista, sostenitore e beneficiario» del nazionalsocialismo non gli evitò una pesante multa, e la privazione del diritto di voto e della capacità di gestire un’impresa.

Ma in tempi di buonismo, quando nella Germania di Adenauer e nell’Italia di Togliatti i crimini potevano essere tranquillamente archiviati in un armadio confinato in un sottoscala, anche ad Herr Hugo fu possibile appellarsi a una sentenza che il poverino credeva ingiusta.

Hugo Boss, un marchio con la svastica nel DNA
Negozio di Hugo Boss

Gli andò bene perché il reato di cui era stato accusato fu derubricato in quello meno pesante e compromettente di semplice «seguace», con buona pace dei lavoratori-schiavi e di quanti quelle stesse divise nere che l’impresa di Hugo Boss produceva, le avevano viste mentre entravano in una camera a gas.

Hugo Boss, l’impresario tessile di Metzingen che vestiva gli aguzzini di Auschwitz, Buchenwald, Dachau e altre centinaia di lager, è morto nel 1948 a 63 anni. Di lui, di quella storia intrisa di sangue e vergogna, è restato solo un nome. Un nome che ha subito – come molte altre cose di quel passato più nero della mezzanotte – una mutazione. Una mutazione genetica, che la parola BOSS sintetizza meglio di qualsiasi noiosa spiegazione.

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