Con un accorato omaggio al suo indimenticabile maestro Aldo Ciccolini, Genny Basso ha presentato a Villa Pignatelli il suo emozionante recital pianistico dal titolo “Ciccolini 100 – Il peso della leggerezza”.
Dieci anni fa, il 1° febbraio 2015, ci lasciava all’età di 90 anni Aldo Ciccolini, abile pianista e raffinato didatta, le cui indimenticabili interpretazioni, soprattuto dei compositori francesi come Ravel, Massenet, Satie e Debussy, restano ancora oggi una delle prove più incisive e perfette del virtusismo pianistico internazionale. Nel centenario della sua nascita, uno dei suoi allievi più promettenti e talentuosi, Genny Basso, ha voluto dedicare e ricordare attraverso il recital pianistico di domenica 9 novembre 2025, questo eminente musicista, intitolandolo non a caso Ciccolini 100 – Il peso della leggerezza.

Inserito nella fortunata e longeva rassegna musicale del MAGGIOdellaMUSICA, il recital pianistico di Genny Basso si è consumato nella meravigliosa Veranda Neoclassica di Villa Pignatelli che, per l’occasione, era gremita di un pubblico amante della musica e in particolare di questa rassegna che, grazie anche al fattivo impegno e prezioso apporto del suo direttore artistico Stefano Valanzuolo, offre al suo affezionato pubblico, programmi di sala sempre estremamente interessanti e coinvolgenti.
Basso ha voluto aprire il suo concerto con tre Sonate di Domenico Scarlatti, in Mi maggiore K 380, in La maggiore K 208 e in Re minore K 32: luminose miniature di invenzione e grazia, che rivelano la vena teatrale e vocale di un autore che, pur vivendo in Spagna, rimase profondamente napoletano nell’anima e nel linguaggio, leggiamo nelle note del programma di sala, alle quali aggiungo una densa e profonda interpretazione delle stesse, la cui scelta mi è sembrata perfettamente in linea con la citazione evidente della nostra città. Una citazione che non solo si e prodotta anche nel brano successivo, ma che ha avuto un risvolto ancora più incisivo e palese con il brano Sulle rive di Chiaja (1883) di Pietro Mascagni, il celebre operista verista di Cavalleria rusticana, che con questo delicato brano rende omaggio alla Napoli di fine Ottocento, volutamente proposto da Genny Basso con un’interpretazione dal carattere struggente ma decisamente sereno, per introdurci nel meraviglioso e sorprendente mondo della Canzone Classica Napoletana, quella che ci invidia tutto il mondo. Con due virtuosistiche e sentimentali elaborazione pianistiche curate dallo stesso Basso, sono state eseguite le seguenti canzoni classiche napoletane.

La celeberrima Scalinatella del 1948, scritta da Enzo Bonagura originario di San Giuseppe Vesuviano (NA) e musicata ed edita dallo stesso Giuseppe Cioffi, grazie alla quale fu resa celebre (per quel tempo, naturalmente) una nuova località turistica, Positano, nella quale Basso ha alternato le delicate note ribattute e quasi ostinate che rendono perfettamente l’idea di un’interminabile scalinatella, a dei lunghi e liberatori arpeggi eseguiti con eccezionale bravura e precisione.
Sommessamente e quasi in sordina, Basso ci presenta con una delicatezza lieve come una nenia, uno dei capolavori più belli e famosi di Salvatore Di Giacomo e Mario Costa che nel 1885 scrissero Era de maggio, regalandoci attimi intensi e profondi di poesia pura, sottolineando l’aspetto più emozionante e coinvolgente di questo patrimonio culturale, tutto partenopeo. E restando ancora in questo dolce clima (dal significato doppiamente intrinseco, mi sia concesso) Basso ha chiuso la prima parte del suo recital con il terzo movimento Tarantella in sol minore, da “Venezia e Napoli – Années de pèlérinage, vol. II, S162” di Franz Listz, del 1859 e ricavato da una tarantella di Guillaume Louis Cottrau: un esempio di raffinato pianismo listziano, la cui vivace e brillante tessitura armonica è stata oggetto di un’esecuzione impeccabile e soddisfacente: “un brano che Ciccolini amava e che racchiude l’essenza stessa della sua arte, sospesa tra fuoco e leggerezza” aggiunge lo stesso Basso.
Nella seconda parte del concerto, quest’ultimo ha voluto dare spazio al compositore che forse ha maggiormente rappresentato la sublime arte pianistica di Aldo Ciccolini, e mi riferisco naturalmente a Claude Debussy. Con Rêverie (sogno o fantasticheria) del 1890, già si delinea, pur essendo una composizione giovanile, uno stile fluido e tipicamente impressionista, una caratteristica questa che ritroveremo spesso nella musica del celebre compositore francese: caratterizzato da una melodia sognante, Basso ci presenta i numerosi arpeggi di cui è caratterizzata, con una personale interpretazione basata su quel senso di pace e tranquillità che lo stesso Debussy voleva trasmettere ai suoi ascoltatori.
Con la Suite bergamasque, probabilmente una delle più famose suite di Debussy, iniziata intorno al 1890 e definitivamente revisionata nel 1905, il compositore francese raggiunge vette altissime di grande intensità melodica, costruendo una Suite suddivisa in quattro movimenti, di cui il più celeberrimo è senza dubbio il terzo Clair de lune Andante très expressif. nella tonalità di re bemolle maggiore: qui Basso ci ha regalato una delle più belle e intense interpretazioni, trascinandoci in quel mondo di sogni e vane speranze, fatto di luci e ombre, dissolvenze e trasparenze, gioia e malinconia. Prélude, Menuet e Passepied, gli altri tre meravigliosi movimenti: un “tempo rubato” di ampio respiro, il primo, una sorta di danza raffinata, il secondo, e infine ancora un velato richiamo alla danza, nell’ultimo e quarto movimento, tutti eseguiti con la medesima attenzione e massima concentrazione, nonostante qualche maldestro applauso fuori contesto (proprio non riescono a contenersi) del solito incompetente e troppo precipitoso di turno.
Con l’isle joyeuse, composta da Debussy nel settembre del 1904, un brano forse ispirato da un quadro del pittore Watteau, che si apre con una meravigliosa cadenza cromatica, preludio al prima tema principale, che segue un nuovo tema dal carattere decisamente cantabile, Genny Basso ha concluso il suo meraviglioso e travolgente recital pianistico, raccogliendo una vera e propria ovazione dal fortunato pubblico presente in sala, i cui scroscianti e lunghi applausi hanno accompagnato e testimoniato il meritato successo del giovane artista.
Prima di lasciare la mirabile Veranda Neoclassica di Villa Pignatelli, Genny Basso ha concesso all’entusiastico pubblico presente, un breve e intimo bis: una delicata Mazurca di Chopin alla quale Aldo Ciccolini era molto legato e con la quale si è congedato lasciando un commosso e indelebile ricordo del suo amato maestro e mentore, figura di spicco del concertismo internazionale del Novecento, e punto di riferimento essenziale per un’intera generazione di giovani pianisti.
