venerdì, Marzo 29, 2024

Brexit, May: “Stop ad arrivo europei in cerca di lavoro”

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Francesco Monaco
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Francesco Monaco, giornalista. Esperienza dalla carta stampata a internet, radio e tv. Scrittore, il suo primo romanzo: 'Baciami prima di andare'.

La premier Theresa May in un intervento sul popolare tabloid ‘Sun’ anticipa le nuove proposte per la Brexit: “sarà il Regno Unito a decidere chi può lavorare e vivere qui, non Bruxelles”.

“Non sarà più consentito alle persone di arrivare dall’Europa nella vana speranza che possano trovare un lavoro”. Lo afferma la premier Theresa May in un intervento sul popolare tabloid ‘Sun’. Le proposte per la Brexit che verranno pubblicate sul Libro Bianco del governo consentiranno alla Gran Bretagna di ottenere il “giusto accordo”, spiega, e dovranno superare le due alternative suggerite dall’Unione europea.

Certo, aggiunge, “accoglieremo sempre i professionisti qualificati che aiutino la crescita del nostro Paese, dai medici alle infermiere, dagli ingegneri agli imprenditori, ma per la prima volta da decenni avremo il pieno controllo delle nostre frontiere”. Quindi, sottolinea la premier, “sarà il Regno Unito e non Bruxelles a decidere chi può lavorare e vivere qui”.

La fine della giurisdizione della Corte di Giustizia europea

La May si dice convinta che “solamente il nostro accordo per la Brexit rispetta veramente la volontà del popolo britannico”. Il piano proposto dal governo, promette, significherà una “fine vera alla libertà di movimento” dei cittadini Ue verso il Regno Unito; darà a Londra la capacità di siglare accordi di libero scambio con nazioni extra Ue; metterà “fine alla giurisdizione della Corte di Giustizia europea”.

Il piano della May prevede la creazione di un’area di libero scambio per le merci tra il Regno Unito e la Ue, mantenendo di fatto il settore sotto le stesse regole del mercato unico europeo. Questo garantirà il mantenimento del confine ‘aperto’ tra le due Irlande. Il Regno Unito lascerà però il mercato unico dei servizi, un settore che costituisce l’80% dell’economia britannica.

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