giovedì, Marzo 28, 2024

Quella guerra di camorra a Ponticelli scongiurata dall’uscita pubblica dei due boss rivali

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Francesco Monaco
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Francesco Monaco, giornalista. Esperienza dalla carta stampata a internet, radio e tv. Scrittore, il suo primo romanzo: 'Baciami prima di andare'.

Il racconto di come Ponticelli sia stato vicino a diventare il campo di battaglia nella guerra tra i De Micco e i Casella, prima della mossa a sorpresa del ras dei ‘Tatuati’.

Siamo nel 2015 e Ponticelli, quartiere ad est di Napoli, è una polveriera. Napoli è sempre così. Da sempre così. La luce e il buio, il bene e il male. Sono lì, uno di fronte all’altro, uno di fianco all’altro. Si guardano, si osservano, si scrutano. Portano avanti la loro vita come se l’altra parte non esistesse. In quella sana inconsapevolezza del fatto che sono due facce della stessa medaglia. E allora può succedere che mentre nel cosiddetto salotto buono tutto scorra avvolto da una luce particolare, il buio cominci a prendere possesso di una zona arrivata sull’orlo di una guerra come, appunto, Ponticelli. Le due fazioni ritrovatesi occhi negli occhi, sono quella del clan della famiglia Casella e quella dei De Micco, i “Tatuati”.

A raccontare quegli attimi che riuscirono a gettare acqua sul fuoco e a far abbassare le armi, è stato il pentito Rocco Capasso. E’ tutto scritto nell’ordinanza cautelare che nei mesi scorsi ha portato in carcere 13 tra boss e affiliati tra i ‘Bodo’.

L’arresto di Roberto Scala e il potere a Flavio Salzano

Capasso ha dichiarato ai magistrati della Dda che i Casella versavano la quota mensile ai De Micco per le loro piazze di spaccio, ma l’arresto di Roberto Scala, avvenuto a marzo 2015, ruppe qualcosa e, contemporaneamente con la detenzione di Luigi De Micco, avvenne il rifiutò nel proseguire con il pagamento. Il passaggio de Rubicone che portò alla reazione dello storico clan guidato in quel momento da Flavio Salzano (ucciso poi nel 2016). A farne le spese, è lo stesso Giuseppe Casella, che rimane ferito in un attentato, ma continua a dire ai suoi di non mollare.

E tutto ciò porta i frutti sperati. Infatti lo stesso Luigi De Micco, una volta uscito dal carcere, si rende conto che la guerra è pronta a scoppiare. Ma se c’è una logica (criminale s’intenda) che va sempre seguita in questi casi è quella per cui quando si usano le pistole i primi a risentirne sono gli affari. Senza contare il fatto che i Casella si erano dimostrati pronti a tutto. E quindi estremamente pericolosi. Ecco allora che, una volta uscito dal carcere Eduardo Casella, un mese e mezzo dopo la sua scarcerazione, Luigi De Micco va in moto da solo sotto il balcone dei Casella: “chiamò Eduardo Casella e gli disse che era il momento di buttare acqua sul fuoco e se lo prese con lui. Cominciarono a girare insieme per Ponticelli per dimostrare che la guerra tra De Micco e Casella era finita”.

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