giovedì, Marzo 28, 2024

Cronaca di Caserta. Camorra, Cicciariello Schiavone condannato a 16 anni

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Luigi Maria Mormone
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Luigi Maria Mormone, cura la pagina di cronaca su Napoli e provincia, attualità e sport (pallanuoto, basket, volley, calcio femminile ecc.), laureato in Filologia Moderna, giornalista.

Cronaca di Caserta. Camorra, Cicciariello Schiavone (cugino di “Sandokan”) condannato a 16 anni per l’omicidio dell’imprenditore Pasquale D’Abrosca.

di Luigi Maria Mormone – Il boss dei casalesi Cicciariello Schiavone, all’anagrafe Francesco e cugino dell’omonimo boss della malavita noto col soprannome di “Sandokan”, è stato condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio dell’imprenditore Pasquale D’Abrosca. Tale provvedimento è stato preso dal Gup del Tribunale di Napoli, Dario Gallo, rappresentando una piccola vittoria per la famiglia D’Abrosca, la quale ha voluto fortemente che il caso giungesse alla conclusione dopo tanti anni (i fatti risalivano addirittura al 1989). Schiavone, unico imputato e autodefinitosi “dissociato” dal clan, sta scontando l’ergastolo, rivelando due anni fa (nel corso di un processo per un altro omicidio) di essere l’esecutore materiale del delitto. Pochi giorni dopo l’udienza, l’avvocato Giovanni Zara raccolse le informazioni sull’omicidio D’Abrosca dal fratello della vittima, e fece richiesta di riapertura indagini alla Dda di Napoli. Si riuscì così a ricostruire la dinamica dell’omicidio.Cronaca di Napoli: Operazione anticamorra,17 arresti Il boss raccontò infatti di essersi recato insieme ad un altro affiliato presso l’azienda di materiale edile di D’Abrosca, la Ediltutto, con l’intento di picchiare l’imprenditore, rifiutatosi di fornire gratuitamente al clan dei casalesi materiale dal valore di 7-8 milioni di lire. Di fronte all’ennesima richiesta estorsiva, l’imprenditore sparò addirittura un colpo di pistola (arma detenuta legalmente) verso il complice di Cicciariello (che non ha mai voluto rivelarne il nome). Dopo aver sentito il proiettile, Schiavone, che era all’esterno dell’azienda, entrò e sparò tre colpi di pistola verso D’Abrosca, prima condotto in ospedale a Capua, poi a Napoli, dove morì.

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