giovedì, Dicembre 11, 2025

Coronavirus, i “super diffusori”: ecco perché le chiese sono meno sicure delle palestre

Alcuni luoghi sono senza dubbio più pericolosi di altri per propagare il contagio da Coronavirus, ma la differenza la fanno sempre i comportamenti delle persone.

E’ senza dubbio vero il concetto per cui durante una pandemia come quella da Coronavirus sia fondamentale restare in luoghi sicuri il più possibile. E nessun luogo può considerarsi più sicuro della nostra abitazione. Certo è che non tutti possono restare in casa tutto il giorno, a causa, soprattutto di motivi di lavoro. E’ altresì vero che non tutti i luoghi sono uguali. Esistono, infatti, come riporta un articolo del ‘Mattino’ degli ambienti che sono più pericolosi di altri, i cosiddetti luoghi “super diffusori”. Sono i macelli, le feste private o i funerali ma anche le carceri o, per qualcuno, i trasporti e hanno un’incidenza statistica sulla diffusione del coronavirus più altra di altri. Non si vuole di certo colpevolizzare l’ambiente, ma va sottolineato come alcuni comportamenti o le caratteristiche intrinseche alle attività che questi ospitano, li rendono meno sicuri.

Coronavirus, il caso dei macelli

Il caso più emblematico è senza dubbio quello dei macelli. In tutto il mondo fin dall’inizio dell’emergenza si sono susseguite centinaia di chiusure per Covid 19 degli stabilimenti in cui si lavorano le carcasse ad uso alimentare: senza alcun motivo apparente infatti, questi si erano trasformati in un focolaio. La causa è da attribuire al freddo delle celle e all’umidità, che abbassano le difese immunitarie degli operatori.

Lo stesso vale ad esempio per le chiese, in particolare quelle americane, dove la presenza di cori molto numerosi (cantare comporta inevitabilmente l’emissione dei pericolosi droplet) le ha portate a diventare bacini di contagio molto vasti. Tant’è che anche la chiusura della Scala a Milano di pochi giorni fa è stata causata da un focolaio interno che ha avuto come protagonisti principali i coristi. Ma la situazione non è delle migliori anche nelle carceri, dove il rispetto della distanza di sicurezza è una utopia. Senza contare che spesso è impossibile avere a disposizione ambienti in cui isolare i positivi o i nuovi ospiti appena arrivati dall’esterno.

E lo stesso vale anche per stadi che, anche se si trovano all’aperto, ospitano una grande densità di soggetti che parlano ad alta voce, gridano o cantano. Seguendo questo ragionamento, non è difficile pensare e capire come le discoteche, con l’effetto moltiplicatore causato dal fatto che spesso in questi contesti ci si abbassa la mascherina, siano tutto fuorché un luogo sicuro.

Proprio l’assenza di mascherine ad esempio è uno dei fattori principali da tenere in conto quando si parla di ristoranti o altre attività di somministrazione (o delle cene organizzate in casa). Per questo chiuderle alle 18 non è riconducibile ad un legame tra orario e diffusione del virus. Quanto al fatto che a pranzo più a che a cena di solito i pasti sono più composti, formali, spesso di lavoro. La stessa combinazione tra comportamenti e caratteristiche dell’ambiente che ha portato ad esempio a provare che il contagio sia particolarmente ‘facile’ solo quando si tratta di un certo tipo di palestre, quelle che fanno lezioni di gruppo.

Lo stesso si potrebbe dire dei trasporti – dove però la chiave è l’areazione dei veicoli – o delle aule scolastiche. La verità è che, esclusi alcuni luoghi particolarmente sconsigliati dal punto di vista medico, la differenza la fanno sempre i comportamenti delle persone.

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