Ex Isochimica: i familiari degli operai morti per patologie collegate alla prolungata esposizione all’amianto chiedono che il maxi-processo torni ad Avellino.
Stamattina, le famiglie dei venti operai dell’ex Isochimica di Avellino, morti per patologie collegate alla prolungata esposizione all’amianto, hanno manifestato davanti al Tribunale della città irpina. Come riportato da “Il Mattino”, l’iniziativa è stata fortemente voluta da Annalisa Massidda, compagna di Alessandro Manganiello, operaio dell’azienda deceduto a 67 anni nel febbraio del 2016. Motivo del sit-in, durante il quale sono stati lanciati in cielo 20 palloncini bianchi con su scritti i nomi delle vittime, è la richiesta di riportare il maxi-processo ad Avellino. Le udienze sono infatti state trasferite a Napoli, nell’aula bunker di Poggioreale, per motivi logistici, in modo da consentire alle 253 parti civili costituite di essere presenti. L’udienza programmata per oggi è saltata a causa dell’astensione degli avvocati. La prossima è fissata per il 23 marzo, mentre ne sono previste altre due ad aprile e maggio, e due nel mese di giugno. I familiari degli operai deceduti hanno espresso timori sul rischio prescrizione che potrebbe cadere sul processo, nel quale compaiono 26 imputati, che a vario titolo devono rispondere dei seguenti reati: omicidio colposo plurimo, lesioni dolose, concorso in disastro ambientale e omissione di atti d’ufficio. Dal processo è uscito il patron dell’azienda, Elio Graziano, scomparso il 4 marzo 2017 a 85 anni. Per quanto riguarda i tempi della prescrizione, i legali delle parti civili mostrano comunque un “prudente ottimismo”. La decorrenza della prescrizione scatterebbe a partire dal 2012, quando gli accertamenti strumentali dell’Inail evidenziarono la presenza delle patologie asbesto correlate in 156 ex operai. I tempi entro i quali concludere i tre gradi del processo per evitare che scatti la prescrizione, vanno dai 7 anni e mezzo ai 15 anni. I familiari delle vittime chiedono giustizia.