venerdì, Marzo 29, 2024

Al Fusaro duemila anni della Napoli ebraica

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Domani l’annuncio della “posa della prima pietra” per la realizzazione di un centro di documentazione Shoah e un museo per “non dimenticare”.

di Nico Pirozzi – Un centro di documentazione permanente per raccontare duemila anni di storia della Napoli ebraica. Ma anche un museo per “non dimenticare” il dramma vissuto da centinaia di ebrei napoletani vittime delle leggi razziste, di cui almeno una trentina non sono più tornati dal viaggio nell’inferno di Auschwitz.

C’è un clima di forte emozione all’interno della Comunità di via Cappella Vecchia nell’annunciare la cosiddetta “posa della prima pietra” ad un’iniziativa di estremo spessore storico, ma anche e soprattutto umano, che avrà il suo quartier generale al di qua del piccolo ponticello in legno che separa la monumentale Casina Vanvitellina dal Parco borbonico del lago Fusaro. Un luogo di suggestiva bellezza che, da alcune settimane, ospita un vecchio e usurato vagone merci, che come molti altri carri delle Regie Ferrovie fu utilizzato per la deportazione di centinaia di migliaia di cittadini italiani, di religione ebraica e non.

«Nonostante le persecuzioni a cui siamo stati soggetti per secoli – spiega la presidente della Comunità ebraica di Napoli, Lydia Schapirer – non ci siamo mai sentiti un corpo estraneo alla città. Questo per dire che il legame con Napoli è sempre stato molto forte. Che ci sia anche un museo a raccontarlo, peraltro proprio a Bacoli, la più ebraica delle città della Campania, ci rende estremamente orgogliosi»

Un museo gestito dall’associazione “Memoriæ – Museo della Shoah”, che avrà una sua peculiarità, in quanto sfrutterà tutte le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, attraverso veri e propri tour virtuali nella storia della Comunità partenopea ma anche in quella che è stata la peggiore mattanza del secolo scorso.

Da ricordare, attraverso un viaggio fatto per immagini, suoni e sensazioni forti, che vedrà il coinvolgimento di attori e personalità del mondo dello spettacolo, non ci saranno solo le deportazioni degli ebrei, ma anche di centinaia di migliaia di militari italiani che, dopo l’8 settembre 1943, si ritrovarono facile preda dell’ex alleato.

A ricordarlo sarà quel carro merci, che tanta angoscia genera in chi lo guarda, sottolinea il rabbino di Napoli, Ariel Finzi. «Sì perché – aggiunge – mi fa venire in mente la figura di Adolf Eichmann, l’architetto della Shoah, che con la sua maniacale ossessione per i dettagli riuscì a pianificare e portare a termine l’assassinio di sei milioni di persone».

Soddisfatti per quel pezzo di memoria di Napoli e dell’intera umanità, che ha trovato casa tra le palme del parco borbonico del Fusaro, il sindaco di Bacoli, Josi Della Ragione, e l’assessore alla Cultura, Mariano Scotto di Vetta, che stanno già pensando alle iniziative da mettere in campo non appena i dati sulla pandemia lo renderanno possibile. Per adesso ci si limiterà semplicemente ad annunciare le varie tappe del progetto, nel corso della conferenza stampa in programma domani, alle 10, alla Casina Vanvitelliana.

A intervenire, oltre al sindaco, alla presidente della Comunità ebraica e al rabbino di Napoli, ci saranno anche coloro che si sono fatti parte attiva nella “posa della prima pietra” del progetto: il presidente dell’Ente Autonomo Volturno, Umberto De Gregorio, il segretario del Sindacato dei giornalisti della Campania, Claudio Silvestri, e il presidente della Federazione delle associazioni Italia-Israele, Giuseppe Crimaldi.

Ospite, ma da qualche mese assurto anche a simbolo di un ritorno ad una “normalità” che da troppo tempo ci manca (essendo alcuni locali del parco utilizzati come centro di vaccinazioni anti Covid), il direttore generale dell’Asl Napoli2 nord, Antonio d’Amore.

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