lunedì, Maggio 6, 2024

Squid Game, l’appello dei Garanti: “Non lasciate che i bambini lo guardino da soli”

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Francesco Monaco
Francesco Monacohttps://www.2anews.it
Francesco Monaco, giornalista. Esperienza dalla carta stampata a internet, radio e tv. Scrittore, il suo primo romanzo: 'Baciami prima di andare'.

Sono sempre più le segnalazioni che riguardano bambini che nei propri giochi si ispirano a “Squid game”, serie tv in cui i protagonisti partecipano a sfide che prevedono punizioni cruente in caso di sconfitta.

Preoccupazione dei garanti per l’infanzia a seguito delle segnalazioni riguardanti bambini che nei propri giochi si ispirano a ‘Squid game’, serie tv destinata a maggiori di 14 anni in cui i protagonisti partecipano a sfide che prevedono punizioni cruente in caso di sconfitta: “è inevitabile – affermano i garanti – fare appello alla responsabilità dei genitori, che non dovrebbero mai lasciare i propri figli da soli davanti a uno schermo”.

“Le preoccupazioni sui possibili comportamenti emulativi sono condivise da questa Autorità garante che, come in altre occasioni, tiene sotto attenta osservazione il fenomeno e che ha raccolto anche le preoccupazioni manifestate dai garanti regionali e provinciali”, afferma Carla Garlatti, presidente dell’Autorità Garante per l’Infanzia, intervenendo anche a nome dei garanti regionali e delle province autonome che hanno affrontato l’argomento in occasione dell’ultima Conferenza nazionale di garanzia.

“Certe immagini – osserva Garlatti – possono inoltre influire sullo sviluppo dei bambini e dei ragazzi. La visione andrebbe quanto meno accompagnata dalla presenza degli adulti, tenendo conto dell’età e dei contenuti. Va comunque considerato che i minorenni, talora, assistono a immagini di violenza reale, delle quali magari ci si preoccupa meno”.

Secondo la Garante, “è evidente che esiste un problema di controllo da parte degli adulti e, insieme, la necessità di trovare una risposta, in questo caso, a una serie di successo su scala planetaria. I genitori, trattandosi di video diffusi da una piattaforma di streaming, possono attivare sistemi di parental control, ma questo argine può saltare se le stesse sequenze sono condivise sui social, anche se va ricordato che sotto i 14 anni i bambini non dovrebbero poter accedere a tali piattaforme”.

“E’ plausibile – prosegue Garlatti – che possano comunque venire a contatto con tali contenuti, magari per il tramite di compagni di classe o di giochi”. Per questo, conclude, “è opportuno che genitori ed educatori inizino a discutere insieme ai ragazzi i motivi per i quali sono affascinati dai temi della competizione, della crudeltà, delle differenze sociali e della morte. è infatti essenziale cogliere quali sono gli aspetti importanti di cui sentono la necessità di parlare e affrontarli con loro”.

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