lunedì, Aprile 29, 2024

Sanremo, Amadeus: “Poca politica nei brani? Non è stata una mia scelta”

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Gabriella Monaco
Gabriella Monacohttp://www.2anews.it
Redattrice laureata in 'Lettere Moderne'. Appassionata di Scrittura, Arte, Viaggi e Serie tv."

Il festival di Sanremo quest’anno con le trenta canzoni in gara strizza l’occhio come non mai alle radio e all’effetto tormentone.

Tra temi sociali e d’attualità più o meno accennati, fragilità personali, rivalsa in chiave femminile e i soliti amori più o meno travagliati, il festival di Sanremo quest’anno con le trenta canzoni in gara strizza l’occhio come non mai alle radio e all’effetto tormentone.

Addio o quasi, dunque, alle ballate e ai pezzoni cheek to cheek, vai di cassa dritta e uptempo per rimanere svegli nelle lunghe nottate della manifestazione.

“Ho sempre detto che le radio per me sono importanti, il successo di un brano si misura nel fatto di sentirlo trasmesso anche dopo tanto tempo. Sono il polso che una canzone funziona – spiega Amadeus, dopo il pre-ascolto dei brani in gara riservato agli addetti ai lavori -. Quest’anno la percentuale di uptempo è maggiore di quella delle ballate, ma non è un pensiero a tavolino. Vero è che io cerco di prediligere i cosiddetti tormentoni”.

E di tormentoni, a un primo ascolto, ce n’è sicuramente più di uno, a partire dai Kolors (che tenteranno di replicare il successo di Italodisco), e poi Annalisa, Angelina Mango, Alfa ma anche a sorpresa i Ricchi e Poveri.

Molti come di consueto si affidano a cuore e amore (connubio irrinunciabile, soprattutto all’Ariston), ma qualcuno quello stesso cuore lo spinge oltre l’ostacolo per affrontare temi sociali e d’attualità. Lo fa Ghali con il suo elettropop ipnotico, che prende posizione contro la guerra (“per tracciare un confine con linee immaginarie bombardate un ospedale”), e lo fa Dargen D’Amico con riferimenti ai migranti (“siamo più dei salvagenti sulla barca”), alla guerra dei bambini, al governo in carica (“Abbiamo cambiato leader ma la madre e le altre donne non hanno niente da ridere”).

La questione femminile, e femminista, è affidata alla sensibilità di Fiorella Mannoia (“per sempre sarò libera e orgogliosa”) che nel testo fa riferimento a Una nessuna centomila, l’evento di cui è portavoce contro la violenza di genere. Le risponde BigMama con un grido contro il bullismo e l’emarginazione (“è facile distruggere i più fragili, colpire e poi affondare chi è solo”).

Offese razziste per Mahmood (“quando fuori dalla medie le ho prese e ho pianto, dicevi ritornatene al tuo paese”), mentre Loredana Bertè rivendica l’essere se stessa (“prima ti dicono basta sei pazza e poi, poi ti fanno santa”). Mr.Rain ritorna sulle fragilità personali come anche Il Tre (“odio convivere con i demoni fissi nella mia testa”).

“Poca politica nei brani? Non è stata una mia scelta – spiega Amadeus, commentando lo scarso slancio sociale presente nei 30 brani -. Qualche canzone a sfondo sociale è arrivata, ma a volte penso sia una scorciatoia. A me il tema sociale interessa se abbinato a una canzone forte. E non faccio quote di nessun tipo, né di generi, né di temi. Vado dove mi guidano la mia testa e il mio cuore, cercando di intercettare i gusti dei più giovani, ma non solo”. Tanti invece i riferimenti ad altri brani o artisti.

Alessandra Amoroso cita Sally di Vasco Rossi, i Negramaro inseriscono Lucio Battisti. I BNKR44 riprendono l’anno che verrà di Lucio Dalla (e mettono dentro anche i Queen) e i Ricchi e Poveri si autocitano attaccando con “Che confusione”.

Tanta musica urban, ma stavolta senza eccedere nell’autotune (Ghali e Mr.Rain), sdoganato all’Ariston già da qualche anno, considerato al pari di uno strumento musicale. Esclusa Loredana Bertè, assente invece il rock. Nessun effetto Maneskin. “Pensavo che dopo la loro vittoria saremmo stati invasi dalle rockband e invece no, non si presentano né tra i Big né tra i giovani.

Forse non è nella nostra cultura, oppure chi suona rock non si presenta a Sanremo”. Poche anche le parolacce (Sangiovanni, Emma, Dargen D’Amico, Il Tre colorano con qualche tinta più forte i loro brani), mentre per la prima volta in gara c’è un testo completamente in napoletano: è di Geolier, il re delle classifiche 2023, dato già per vincitore dai bookmakers.

“Non è più solo musica partenopea, ma nazionale. Non ho avuto il minimo dubbio a sceglierlo”, rivendica Amadeus, che ha invitato a presentarsi una decina dei 30 artisti in gara. “Fa parte del mio ruolo di direttore artistico. Qualcuno lo avevo addirittura dall’anno scorso, come Maninni”.

Con l’occasione, Amadeus – che accoglierà all’Ariston anche Russell Crowe – ha poi annunciato che ci sarà un omaggio a Toto Cutugno e a tre brani simbolo della canzone italiana con gli interpreti originali (Giorgia – già co-conduttrice – per i 30 anni di E poi, Eros Ramazzotti per i 40 anni di Terra promessa e Gigliola Cinquetti per i 60 anni di Non ho l’età); ha poi lanciato l’invito ufficiale ad Adriano Celentano: “sarebbe un sogno averlo al festival”.

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