Rita De Crescenzo si racconta a Belve: dall’infanzia difficile alla droga, dalla violenza subita al sogno di un film con Christian De Sica: “Nella vita si può cambiare, io ne sono la prova”.
Una vita segnata dal dolore, dalle cadute, ma anche dalla voglia di rialzarsi. Rita De Crescenzo è tra le protagoniste della puntata di Belve condotta da Francesca Fagnani, in onda martedì 28 ottobre su Rai2. La tiktoker napoletana, seguita da oltre due milioni di persone, ha ripercorso la sua infanzia, la tossicodipendenza e i processi che l’hanno vista coinvolta, senza nascondere le ferite del passato.
«La mia infanzia? Bruttissima», ha raccontato, ricordando i 30 anni trascorsi tra droga e psicofarmaci e il figlio avuto quando aveva appena 13 anni. «Sento di dovere delle scuse ai miei figli. Io vivo da 7 anni. La mia vita è solo di 7 anni», ha detto, sottolineando come il percorso di rinascita sia iniziato solo di recente.
Nel dialogo con Fagnani è emerso anche il ricordo più doloroso, quello di una violenza subita alla stazione centrale: «Sono stata violentata da tre ragazzi. Da lì ho capito che se non avessi smesso con la droga sarei morta. Guarda adesso come sto bella: nella vita si può cambiare e io sto qui a raccontarlo».
Non sono mancati i riferimenti alle vicende giudiziarie. Arrestata nel 2017 e imputata per spaccio di droga e diffamazione, De Crescenzo si è difesa: «Ho sempre ammesso di aver fatto uso di droga, ma non ho mai spacciato».
Spazio poi a momenti più leggeri: la presunta parentela con Massimo Ranieri, tramite la nonna “Giuseppa ’e Zazzariell”, raccontata con autoironia, e il sogno dichiarato: “Vorrei girare una commedia di Natale con Christian De Sica, ambientata a Napoli. Da piccola ho visto tutti i suoi film, sono una sua fan sfegatata”. E ha ironizzato sul suo modo di definirsi: non una showgirl ma «tiktokana» e «showget».
«Dalla mattina alla sera faccio compagnia alla gente, li faccio divertire. Mi tengono come una Madonna», ha aggiunto tra il serio e il faceto. Per lei, diventata un simbolo popolare e spesso imitata, «la prova che nella vita si può cambiare».
