domenica, Dicembre 14, 2025

Polselli, un anno nel mondo: il racconto di un’ascesa gentile

Scorre un nastro chiaro e tenace, una trama di farina che unisce rotte lontane e storie appassionate. È il nastro della farina Polselli, un ingrediente primigenio, vivo di memoria e di lavoro, che ha continuato a viaggiare come un ambasciatore silenzioso dell’Italia più autentica, quella che si affida al talento, all’ingegno e alla sapienza dei suoi maestri.

In ogni città visitata, in ogni laboratorio incontrato, tornava sempre la stessa sensazione: Polselli non è soltanto un marchio, ma una voce che racconta un’Italia del lavoro, del sacrificio e del gusto. Quest’anno, più che mai, questa voce ha avuto interpreti d’eccezione. Emiliano Polselli, con la sua visione limpida e il passo sicuro di chi conosce il peso della tradizione ma non teme la sfida del futuro, ha dato continuità a una leadership fatta di ascolto e di ricerca.

La sua presenza, gentile e ferma, ha accompagnato ogni tappa della crescita internazionale dell’azienda, portando nel mondo un’idea di qualità che non si proclama, ma si dimostra. Accanto a lui, con eleganza e rigore, le altre voci della famiglia rappresentate da Dino Polselli e dalle giovani eredi di quarta generazione Benedetta e Arianna De Angelis Polselli. Ancora, a dare manforte, Paolo Parravano che da docente della “Academy Polselli” ha saputo dare forma quotidiana a un progetto vasto, traducendo il linguaggio della produzione in un sistema armonico, efficiente, affidabile.

È lui il custode delle alchimie interne, di quel meccanismo complesso che permette alla farina di arrivare ai pizzaioli e ai professionisti nella sua migliore veste, stabile e sincera. E non si può parlare del percorso dell’anno senza soffermarsi sulla figura energica e instancabile dell’export manager Luigi Cinquegrana.

Custode di storie di impasti, ponte tra le visioni aziendali e le mani dei maestri pizzaioli, viaggiatore del gusto. Nei suoi incontri per il mondo, nelle sue parole appassionate, c’era sempre un’eco di appartenenza: quella di chi diffonde un valore, quella di chi crede che la farina sia un legame fra chi crea il prodotto e chi, mangiandolo, ritrova un pezzo di sé. Così, passo dopo passo, Polselli ha continuato a intrecciare relazioni, a conquistare attenzioni, a lasciare nella memoria degli operatori non soltanto un prodotto eccellente, ma un modo di essere: rispettoso, competente, affidabile.

È la prova che la qualità non teme confini, purché sia accompagnata da persone capaci di portarla con umiltà e orgoglio. E mentre l’anno sta per chiudersi, mentre le immagini di forni, mani infarinate e città lontane scorrono come fotogrammi di un viaggio che continua, resta un pensiero necessario e profondo. La farina, questo ingrediente apparentemente umile, spesso dato per scontato, è oggi al centro di una riflessione che tocca la salute, il benessere, la sostenibilità. Non basta più essere buoni: bisogna essere giusti, sicuri, rispettosi della materia e di chi la consumerà.

Polselli ha mostrato, in questi mesi, che si può crescere senza perdere purezza, che si può innovare senza tradire la terra, che si può ambire al mondo rimanendo fedeli alla propria identità. Ed è forse questa la lezione più bella dell’anno: nella farina non c’è solo nutrimento. C’è un’etica. C’è una promessa. C’è il futuro che scegliamo di impastare, ogni giorno, con qualità e con cuore.

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