venerdì, Dicembre 5, 2025

La mappatura dei nei ai medici di base, i dubbi dei dermatologi

L’Adeca – Associazione Dermatologi Campani – Ente Terzo Settore, interviene in merito alla possibilità di affidare ai medici di base la mappatura dei nei. 

In merito all’opportunità o meno di affidare ai medici di medicina generale la cosiddetta “mappatura dei nei” al fine di una diagnosi precoce del melanoma e ipotizzando che ciò possa contribuire ad abbattere le liste d’attesa, interviene l’AdecaAssociazione Dermatologi CampaniEnte Terzo Settore.

In una lettera aperta l’associazione di categoria esprime le proprie perplessità sull’argomento.

“Prima di effettuare una valutazione dermoscopica – si spiega – è necessario effettuare una visita dermatologica e cioè una accurata anamnesi e una un’ispezione clinica (=visiva) di tutta la superficie cutanea acquisendo dati fondamentali (fototipo, presenza e natura delle neoformazioni, numero e aspetto clinico dei nei secondo la regola dell’ ABCD, etc.); in secondo luogo l’esame dermoscopico viene riservato alle neoformazioni cutanee che dall’esame clinico risultano necessitare di tale metodica; tale esame richiede un apposito strumento diagnostico, detto appunto dermatoscopio, ed è operatore-dipendente cioè la sua corretta interpretazione è inevitabilmente legata alla preparazione ed esperienza del medico in tale ambito, competenze che si acquisiscono e si affinano negli anni, durante la specializzazione in dermatologia e successivamente in occasione di masters, corsi di perfezionamento, eventi congressuali di aggiornamento professionale e pratica clinica quotidiana.

Ancora, solo casi selezionati e/o fortemente sospetti che possa trattarsi di un tumore cutaneo (melanoma o NMSC) vengono sottoposti ad esami strumentali ancora più sofisticati (videodermatoscopia, O.S.H.M.D. microscopia confocale, OCT, TBP) che sono comunque anch’essi operatore-dipendente”.

“Ne deriva – sottolinea l’associazione di categoria – che ridurre la questione a chi possa fare la mappatura dei nei è alquanto semplicistico dato che non si tratta di accendere una macchina ma di saperla utilizzare e per farlo ci vogliono anni e anni di formazione sul campo”.

Di qui la proposta degli specialisti campani: “Per migliorare l’assistenza sanitaria ed abbattere le liste d’attesa in ambito dermatologico sarebbe invece più plausibile pensare di potenziare la dermatologia territoriale assumendo più dermatologi nei distretti sanitari e dotando i relativi ambulatori della strumentazione necessaria, formare più specialisti in dermatologia, rendere più attrattivo per i giovani dermatologi il lavoro nel Servizio sanitario migliorando la qualità organizzativa, dei servizi, degli ambienti ed i riconoscimenti economici degli specialisti, anziché pensare di demandare ad altri i compiti propri del dermatologo, in particolare ai medici di medicina generale che hanno tanto altro da fare nei loro ambulatori, alle prese con patologie di ogni tipo non da ultime quelle croniche che da sole assorbono gran parte del loro tempo di lavoro”.

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