sabato, Dicembre 13, 2025

L’alchimia dell’invisibile: il finissage di Pixel e Penombra tra arte, corpo e coscienza

Nel Salone delle Colonne del Complesso Monumentale dell’Annunziata, sabato 18 ottobre 2025 alle ore 11.00, la mostra “Pixel e Penombra – L’alchimia dell’onirico e del sacro” della digital artist Mila Maraniello si concluderà con un evento che promette di restare nella memoria: la performance partecipativa “Imponderabilia | Give Peace a Chance”, firmata da Slobodanka Ciric e dalla stessa Maraniello.

Un titolo che richiama l’eco dell’opera storica di Marina Abramović e Ulay, ma che in questo contesto assume un respiro nuovo, profondamente radicato nel presente. Qui, l’arte si fa carne e passaggio, rito e coscienza. All’ingresso del Salone delle Colonne, in via Annunziata, 34, le due artiste si porranno ai lati della porta, come soglie viventi tra il dolore e la speranza: Ciric, vestita di nero, è la figura del lutto, della devastazione lasciata dalle guerre; Maraniello, in bianco, incarna la luce fragile ma indomita della pace.

Chi entrerà nello spazio espositivo dovrà attraversare fisicamente questo varco umano, misurando con il proprio corpo la distanza e la prossimità tra la distruzione e la rinascita. È un gesto minimo eppure potentissimo, una soglia che obbliga a scegliere, a sentire, a interrogarsi. L’opera non chiede solo di essere guardata: chiede di essere vissuta. In questo silenzio teso, fatto di respiro e presenza, “Imponderabilia” diviene una meditazione collettiva sul senso stesso dell’esistenza.

Il contrasto tra il bianco e il nero, tra la penombra e la luce, si trasforma in metafora della nostra condizione contemporanea: un’umanità sospesa tra il conflitto e il desiderio di salvezza, tra la frattura e la possibilità del ricongiungimento. Così, il finissage di “Pixel e Penombra” non si limita a chiudere un percorso espositivo, ma lo trasfigura in un’esperienza spirituale.

L’alchimia dell’onirico e del sacro, tema portante della mostra, trova qui la sua piena realizzazione: nell’incontro dei corpi, nell’atto del passaggio, nel silenzio che diventa parola universale. E forse è proprio questo il segreto che l’arte, ancora una volta, ci consegna: che la pace non è un concetto, ma un attraversamento. Un movimento lento e consapevole che ci costringe a guardare dentro le nostre ombre per riconoscere, nell’altro, la luce possibile.

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