Nell’atmosfera sospesa e solenne dell’ultima udienza giubilare, dove la fede si fa incontro e la parola diventa silenzio condiviso, il maestro Domenico Sepe ha vissuto un momento di alta intensità spirituale, incontrando Papa Leone XIV e affidando alle sue mani un’opera destinata a interrogare la coscienza del nostro tempo: Franciscvs – Miserando atque eligendo: la misericordia scolpita nel legno del naufragio.
Si tratta di una scultura monumentale, prossima ai due metri d’altezza, fusa in bronzo secondo l’antica tecnica della cera persa, che assume il valore di un ponte ideale tra pontificati, ma soprattutto di un grido silenzioso rivolto all’umanità. Al centro dell’opera, il pastorale nasce da un legno ferito: quello recuperato dai relitti del naufragio di Steccato di Cutro del febbraio 2023. Legno di morte e di attesa, trasformato in segno pastorale, memoria che si fa profezia. I frammenti della croce, integrati nella composizione e donati da don Pasquale Squillacioti, consacrano il gesto artistico a una dimensione liturgica e sacrale.
Il mantello del Pontefice, che si muta nel saio di San Francesco, racconta una Chiesa spogliata del superfluo, mentre i piedi poggiano su lastre bronzee che alludono insieme alla pietra di Pietro e alle Tavole della Legge: fondamento, responsabilità, custodia. È una narrazione visiva intensa, che non consola ma chiama, che non decora ma interpella.
Nel corso dell’udienza, Sepe ha offerto al Santo Padre anche il bassorilievo in bronzo Il Leone di San Pietro, emblema di vigilanza e forza spirituale, e due versioni del Presepe, in alluminio e bronzo, consegnate dai figli Angelo e Michele. La presenza dell’intera famiglia, accanto all’artista e alla moglie Antonella, ha trasformato l’incontro in un atto corale di fede, dove l’arte diventa eredità e testimonianza.
Franciscvs – Miserando atque eligendo nasce come omaggio al nuovo Pontefice, ma si apre a una dimensione universale: è l’immagine di una Chiesa che cammina con gli ultimi, che ascolta il dolore del mondo e lo trasfigura in responsabilità. Un’opera che parla senza retorica, scolpita nella materia del naufragio e nella grammatica della misericordia.
Le parole di Papa Leone XIV, al termine dell’incontro, hanno inciso profondamente nell’animo dell’artista, generando una nuova visione: Misericordia Pacis – La Pietà della Pace, opera in divenire che si annuncia come ulteriore meditazione sul potere redentivo dell’arte e della fede.
Con questo gesto, Domenico Sepe riafferma il ruolo dell’artista come coscienza vigile del presente, capace di trasformare il dolore in linguaggio e la materia in preghiera, offrendo alla Chiesa e al mondo un segno che resta.
