venerdì, Dicembre 5, 2025

Ridere è un diritto, e il Teatro Bracco è casa: intervista a Caterina De Santis

Nel centro autentico di Napoli, tra la Pignasecca e via Tarsia, si rinnova la magia di un luogo che da sempre è molto più di un palcoscenico. Il Teatro Bracco, sotto la guida tenace e visionaria di Caterina De Santis, direttrice artistica e attrice di razza, si prepara ad accogliere il pubblico con una stagione 2025-2026 all’insegna della qualità, della leggerezza e dell’inclusione. L’abbiamo incontrata per farci raccontare spirito, scelte e filosofia di una stagione che è un dono alla città.

Caterina De Santis, il Teatro Bracco apre il sipario alla sua ventisettesima stagione. Con quale spirito si affronta questo nuovo inizio?

«Con lo stesso spirito con cui siamo ripartiti nel 1999, quando il teatro rinacque dalle sue ceneri. Allora come oggi, crediamo che il teatro debba appartenere alla gente, parlare la sua lingua, accompagnarla nella vita quotidiana. Questa stagione nasce dal desiderio profondo di continuare a essere un luogo di affetto, risate e riflessione. Un rifugio che non si allontana mai dalla sua comunità».

Il cartellone 2025-2026 è ricco e articolato. Dodici spettacoli in abbonamento più uno in omaggio. Come nasce questa scelta?

«Volevamo offrire una stagione che fosse come un abbraccio: generosa, varia, calorosa. C’è la musica della tradizione, la commedia brillante, il teatro di parola, ma anche incursioni nella contemporaneità. E ogni titolo è pensato per coinvolgere il pubblico con intelligenza e cuore».

Ma la vera notizia è un’altra: pagare un abbonamento e riceverne due. Com’è nata questa formula così controcorrente?

«È nata dal nostro pubblico. Dalle famiglie, dalle coppie, dagli amici che ci seguono da anni. In un tempo in cui tutto aumenta, abbiamo scelto di fare il contrario: di restituire. Con “comprane uno e vieni in due”, vogliamo dire che il teatro non è un lusso, è un diritto. In due si raddoppia la gioia, la condivisione, il benessere. E se il Bracco può permetterselo, è perché il nostro pubblico ci ha sempre sostenuto con affetto e presenza. È un gesto etico, umano, prima ancora che economico».

Non mancheranno anche i volti noti e gli interpreti amati dal pubblico. Può raccontarci qualche titolo che le sta particolarmente a cuore?

«Sono affezionata a tutti gli spettacoli che sento intimamente. In cartellone ci saranno “Senza Ipocrisia” con Thayla Orefice, il tributo ad Angela Luce che apre la stagione, è un atto d’amore verso una figura straordinaria con la regia di Bruno Garofalo. Poi arriverà “Super”, con Enzo CasertanoBeatrice FaziGiuseppe CantoreAlessandra Merico e la partecipazione di Gianni Ferreri. Ancora ci saranno i fratelli Luciano e Massimo Salvetti in “Storta va…deritta vene!” seguiti da “Tesoro non è come credi” di Paolo Caiazzo, con la regia di Claudio Insegno che mi vede in scena e accanto a Enzo Casertano. Per l’anno nuovo sarà la volta di “Partenza in salita”, con Corrado Tedeschi insieme alla figlia Camilla Tedeschi; de I Ditelo Voi, con “Se potrei”, spettacolo volutamente (e splendidamente) grammaticalmente scorretto. A completare la programmazione: “Tre pecore viziose” di Eduardo Scarpetta, affidato alla Compagnia di Zazzà; “No pe’ sorde ma pe’ denare!”, firmato Claudio Insegno e portato in scena dalla Compagnia Teatromania e poi ancora io, in coppia con Fabio Brescia, nella nostra nuova commedia “Una suocera croccante” fino a giungere ai cieli innevati del nord con “Lapponia – risate e bugie sotto la neve”, con Sergio MunizMiriam MesturinoCristina Chinaglia e Sebastiano Gavasso diretti da Ferdinando Ceriani. Gran finale con Paolo Caiazzo in “Boomer – un papà sul sofà” Ciro Ceruti in “Shit Life – una vita da attore” con l’aggiunta, in regalo agli abbonati, di Federica Cifola e il suo “Mamma…zzo!”».

Il Bracco si è sempre distinto per un rapporto speciale con il pubblico. Cosa rappresenta per lei il “suo” teatro?

«Il Teatro Bracco è la mia seconda pelle. È la casa delle emozioni, il luogo dove ho visto nascere tanti spettacoli. È un teatro vivo, popolare nel senso più alto: vicino, accessibile, mai banale. Sento il dovere e il privilegio di difenderlo ogni giorno, anche a costo di sacrifici economici. Ma è un impegno che ripaga sempre, perché lo scambio con il pubblico è una fonte inesauribile di energia». 

In un tempo difficile per la cultura e i consumi culturali, quale ruolo può ancora avere un teatro come il Bracco nella città di Napoli?

«Il teatro è resistenza, è poesia che si fa quotidianità. In tempi ruvidi, è una carezza. Il Bracco vuole essere tutto questo: una sentinella del sorriso, una voce che non smette di parlare alla gente. Napoli è teatro, è palco naturale. E finché ci sarà qualcuno disposto a entrare in sala con un po’ di curiosità e tanta voglia di emozionarsi, noi ci saremo. Perché qui, in via Tarsia, il teatro non è solo uno spettacolo: è casa».

In chiusura, un augurio per questa nuova stagione?

«Che sia una stagione piena di risate, abbracci, occhi lucidi e applausi veri. Che il pubblico continui a sentirsi protagonista. E che il Teatro Bracco resti, oggi più che mai, il luogo dove si entra spettatori e si esce un po’ più felici».

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