giovedì, Aprile 18, 2024

Piazzale Ascarelli: quando il rimedio si dimostra peggiore del danno

- Advertisement -

Notizie più lette

Redazione
Redazionehttp://www.2anews.it
2Anews è un magazine online di informazione Alternativa e Autonoma, di promozione sociale attivo sull’intero territorio campano e nazionale. Ideato e curato da Antonella Amato, giornalista professionista. Il magazine è una testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n.67 del 20/12/2016.

La Commissione toponomastica del Comune di Napoli approva una soluzione di compromesso per la piazza titolata al gerarca repubblichino Vincenzo Tecchio. L’ira della Comunità Ebraica.

di Nico Pirozzi – «Maledette mosche!» dissi.

«Eh, proprio così», disse l’uomo facendosi vento col giornale, «maledette mosche!».

«Perché non fate la lotta alle mosche, anche a Napoli? Da noi, nell’Italia del nord, a Milano, a Torino, a Firenze, perfino a Roma, i Comuni hanno organizzato la lotta alle mosche. Non c’è più neppure una mosca, nelle nostre città».

«Non c’è neppure una mosca, a Milano?».

«No, neppure una mosca. Le abbiamo ammazzate tutte. È una cosa igienica, si evitano le infezioni, le malattie».

«Eh, ma anche a Napoli abbiamo fatto la lotta alle mosche, anzi, abbiamo fatto la guerra alle mosche. Son tre anni che facciamo la guerra alle mosche».

«E allora, come mai ci sono ancora tante mosche, a Napoli?».

«Eh, che volete, signore: hanno vinto le mosche!».

Potrebbe cominciare con questo surreale dialogo preso in prestito da “Kaputt” di Curzio Malaparte, l’ultimo capitolo scritto dalla Commissione toponomastica che nel pomeriggio di ieri ha confermato il nome della piazza titolata al gerarca repubblichino Vincenzo Tecchio, riservando lo spiazzo antistante lo stadio, a Giorgio Ascarelli, il fondatore della Società Sportiva Calcio Napoli.

Piazzale Ascarelli: quando il rimedio si dimostra peggiore del danno
Giorgio Ascarelli

Se così dovesse andare (la commissione toponomastica formalmente è chiamata ad esprimere un parere, che però è solitamente vincolante per la Prefettura) ci troveremmo nella paradossale situazione di avere la stessa piazza dedicata ad un esponente della Repubblica Sociale Italiana (Vincenzo Tecchio) e ad un ebreo (Giorgio Ascarelli).

Se per i vertici della Comunità Ebraica di Napoli che, in una nota stampa parlano di un vergognoso “baratto” mai richiesto e subito respinto al mittente, per il sindaco di Napoli e l’assessore Alessandra Clemente, che si sono fatti promotori della proposta di titolazione, si tratta di un’iniziativa fortemente voluta, atta a ricordare il mecenate e imprenditore di “origini” ebraiche.

Tralasciando quelle “origini” – Giorgio Ascarelli, figlio di un ebreo (Pacifico) e di un’ebrea (Bice Foà), era un ebreo a tutti gli effetti – quel che desta tanta perplessità, e ancor maggiore indignazione, è la bizzarra decisione di mettere praticamente sullo stesso piano storie e valori molto differenti tra loro, ben sapendo di urtare la sensibilità di molti.

Meglio in fondo sarebbe stato lasciare le cose com’erano, perché il vero problema non è mai stato quello di rimuovere l’odonimo Tecchio per sostituirlo con quello di Ascarelli. Al contrario, si trattava di decidere di cancellare il nome di un gerarca repubblichino, moralmente responsabile delle sofferenze di decine di migliaia di ebrei italiani, seimila dei quali non erano mai più ritornati dai campi di sterminio nei quali erano stati deportati con la complicità dei sodali di quel Vincenzo Tecchio, a cui, sessantadue anni fa (in piena era laurina) fu dedicata la piazza antistante la Mostra d’Oltremare.

Bene diceva in una sua famosa canzone, Fabrizio De André: «se c’è qualcosa da spartire tra un prigioniero e il suo piantone che non sia l’aria di un cortile, voglio soltanto che sia una prigione». E chi ha orecchie per intendere, ne faccia tesoro. Perlomeno in questa occasione, prima che qualcuno abbia ancora a dire: «Eh, che volete, signore: a Napoli hanno vinto le mosche!»

- Advertisement -
- Advertisement -
- Advertisement -

Ultime Notizie