venerdì, Marzo 29, 2024

Sanità, la Campania dispone di tre posti letto per mille abitanti

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Sanità: La Campania tra le Regioni in cui il cancro è la causa di decesso più alta e dispone di tre posti letto per mille abitanti (2,6 posti letto).

a cura di Alfredo Grado – Italia sì, Italia no Italia sì, Italia no, Italia bum, la strage impunita” era i ritornello di una  canzone cantata da Elio e le Storie Tese al Festival di Sanremo 1996, classificatasi al secondo posto nella classifica finale e vincitrice del premio della critica. ll testo, racconta la vita e le abitudini dell’Italia travolta da scandali su scandali, come il pizzo,  episodi criminali mai puniti e  malasanità.

Sanità in Campania, “La terra dei Cachi”

Tuttavia, se all’epoca de “La terra dei cachi” (questo il titolo della canzone) la fotografia sviluppata poteva sovrapporsi perfettamente alla immagine di una Italia “lacerata” oggi, dopo ben 22 anni, siamo nelle condizioni di riportare in auge  quella stessa canzone e dedicarla alla Sanità Campana.

Sanità in Campania, le risorse della Regione

Infatti, se nel belpaese l’offerta ospedaliera si è ridotta per la diminuzione di risorse e per la promozione di un modello di rete ospedaliera integrato con l’assistenza territoriale (nel 2002 i posti letto ordinari erano 4,4 ogni mille abitanti, nel 2015 3,2), in Campania non si raggiungono nemmeno tre posti letto per mille abitanti (2,6 posti letto).  A ciò si aggiunga che la nostra Regione è tra le tre in cui il cancro è la causa di decesso più alta, con un tasso standardizzato di 27 punti ogni 100mila abitanti. Ma la cosa più stravagante, però, è che malgrado l’elevato numero di decessi, resta basso il numero di ricoveri in regime ordinario.

Sanità, la Campania dispone di tre posti letto per mille abitanti

Sanità in Campania, i dati Istat

Secondo un recente rapporto ISTAT dal titolo “Noi Italia: cento statistiche per capire il Paese in cui viviamo“, in Campania ci sono 1004,4 ospedalizzazioni per 100mila abitanti, un dato sconfortante che deve tenere conto del fallimento delle politiche regionali. Su numerosi fattori in cui la Regione presentava criticità lo scorso anno, infatti, poco o addirittura nulla è cambiato.

Anzi, in alcuni casi i dati indicano un esponenziale peggioramento. Ma ciò che rende ancor più esilarante il tutto, mi sia concessa una certa forma di sarcasmo, è che secondo l’analisi fantascientifica di alcune testate giornalistiche la nostra Sanità appare robusta, in ottima forma, addirittura in controtendenza rispetto ai dati nazionali. Ma il  lettore “cerebrato” sa bene che l’in-formazione è retta da un sistema politico che sponsorizza le proprie azioni o, per dirla più semplicemente, tende a “portare acqua al proprio mulino”.

Sanità in Campania, al Sud meno risorse

Il punto tuttavia non è questo. Il punto è che mentre parliamo di fatti e misfatti, la gente non solo muore, ma peggiora la qualità di una vita spesso al limite, aggravandone le condizioni e dimenticando che la malattia non può estromettere la dignità che ciascuno di noi ha e deve continuare ad avere. Il punto è che gli enti locali e regionali svolgono un ruolo rilevante in materia sanitaria. Tale ruolo riflette la struttura costituzionale del nostro paese, certo, ma  molti sono i fattori che aggiungono complessità a questo semplice rapporto, come il tipo prevalente di governance ospedaliera o la competenza degli enti locali, regione in primis.

E così, mentre in Campania, Sicilia o Calabria, si parla ancora del reperimento di risorse o dell’irrobustimento del personale, al Nord  si vive quattro anni in più, e la qualità della vita è senz’altro migliore. Secondo  Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità, “nascere nel Meridione di’Italia significa venire al mondo nelle parti del continente europeo più derelitte perché, di fatto, quelle rivelano indicatori di aspettativa di vita peggiori in Europa“.

Sanità in Campania, cosa fare?

Innanzitutto cominciare ad aumentare gli screening oncologici. Non che in Campania non vi siano iniziative mirate alla prevenzione delle diagnosi, ma credo che il problema sia nei modelli, negli strumenti e nelle pratiche adottate per la divulgazione delle iniziative. Una errata comunicazione porta ad una minore risposta agli screening, con la consequenziale diagnosi tardiva. Se a questo primo passo aggiungessimo poi una maggiore disponibilità dei farmaci innovativi e una maggiore efficienza delle strutture sanitarie bè, probabilmente potremmo avvicinarci alle regioni virtuose.

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