sabato, Aprile 20, 2024

Coronavirus a Napoli, in servizio al Loreto Mare anche Franco Faella: curò il colera

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Luigi Maria Mormone
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Luigi Maria Mormone, cura la pagina di cronaca su Napoli e provincia, attualità e sport (pallanuoto, basket, volley, calcio femminile ecc.), laureato in Filologia Moderna, giornalista.

Coronavirus a Napoli: l’infettivologo Franco Faella torna in servizio per fare da coordinatore al reparto Covid 19 dell’ospedale Loreto Mare.

Franco Faella, uno degli infettivologi più esperti in Italia (andato in pensione nel 2015 da direttore del dipartimento infettivologico dell’Ospedale Cotugno di Napoli) torna operativo e farà da coordinatore del reparto dedicato al Coronavirus all’Ospedale Loreto Mare, con dieci posti di terapia intensiva già pronti, 20 di sub intensiva e 40 di normale degenza infettivologica.

Faella (in corsia al Cotugno nel 1973 durante il colera) è pronto per mettere a disposizione della comunità la sua grande esperienza: “C’ho pensato – dichiara il medico all’Ansa – e ho capito che non potevo comportarmi da vigliacco. La sala di terapia intensiva è pronta ed è una delle migliori che ho visto. È nata nel corso di un’epidemia e si vede, rispetta esattamente ogni dettaglio. Ora lavoriamo agli ambienti per la sicurezza dei sanitari, qui lavoreranno in 120-150 per coprire tutti i turni”.Coronavirus a Napoli, in servizio al Loreto Mare anche Franco Faella: curò il colera Faella sottolinea poi l’importanza della salute di medici e infermieri: “Parliamo di pazienti infettivi – spiega ancora Faella – quindi dobbiamo avere la certezza di avere i numeri sufficienti su dispositivi come maschere, tute, guanti, occhiali. Stanno arrivando, perché chi lavora qui sarà sotto stress e deve farlo in maniera ottimale. C’è una prima sala. dove ci si cambia, poi una seconda sala dove si indossano le protezioni, poi si entra nei reparti. I medici e gli infermieri saranno lì per assistere i pazienti, ma poi usciranno, andranno in un altro ambiente dove ci sono i monitor con i parametri vitali di tutti i pazienti e gli schermi con le telecamere puntate su di loro. In questi casi il contatto prolungato, quando non serve, è inutile”.

Inoltre, “quando si esce – conclude – ci sarà una sala dove l’operatore sanitario può togliere la tuta in modo opportuno, perché si tratta di dispositivi infetti dalla tosse dei pazienti, e il primo paio di guanti. Poi si toglie gli occhiali, la mascherina, il secondo paio di guanti e si disinfetta le mani. A quel punto può tornare ai monitor”.

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