venerdì, Aprile 19, 2024

Consip: Marco Lillo difende il pm Woodcock e la Sciarelli

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Il giornalista Marco Lillo difende il magistrato Woodcock e la giornalista Federica Sciarelli indagati per la fuga di notizie nell’inchiesta Consip.

Da giorni sul web è clamorosa la notizia che il magistrato di Napoli Henry John Woodcock e Federica Sciarelli, giornalista e conduttrice televisiva di “Chi l’ha visto?”, sono indagati dalla procura di Roma per rivelazione di segreto. Secondo i magistrati di Roma lo scorso dicembre Woodcock e Sciarelli avrebbero fornito informazioni coperte da segreto sull’inchiesta CONSIP al giornalista del Fatto Quotidiano Marco Lillo. Henry John Woodcock, è uno dei pm di Napoli che segue una complicata indagine per corruzione che riguarda la società che si occupa degli acquisti della pubblica amministrazione. Oggi si ritrova a sua volta indagato per la stessa ipotesi di reato. Questo episodio coinvolge anche la giornalista Federica Sciarelli, con la quale Woodcock avrebbe da tempo una relazione. Per la giornalista si configura il reato per concorso in rivelazione del segreto e sarà interrogata dai pm venerdì prossimo, 30 giugno. Inoltre le è stato sequestrato il telefono cellulare per verificare alcune intercettazioni. Gli accertamenti al vaglio del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Mario Palazzi vertono sulla pubblicazione il 21 dicembre scorso su “Il Fatto Quotidiano”, a firma di Marco Lillo, di un articolo sull’inchiesta napoletana su Consip. L’inchiesta è stata da tempo trasferita a Roma per competenza territoriale. Il sospetto dei magistrati è che la giornalista Sciarelli abbia trasferito delle informazioni dal pm partenopeo al giornalista del Fatto Quotidiano. “Ho assoluta fiducia nei colleghi della procura di Roma e sono quindi certo che potrò chiarire la mia posizione” – ha dichiarato Woodcock amareggiato, al quale è stato notificato un invito a comparire per il 7 luglio. A quanto ha scritto Lillo, i magistrati di Roma sarebbero in possesso di alcuni tabulati telefonici dai quali si evice che il 20 dicembre, il giorno prima della pubblicazione degli articoli con le notizie segrete, Lillo abbia parlato al telefono con Sciarelli. Subito dopo Sciarelli avrebbe chiamato Woodcock per poi richiamare Lillo. Nel suo articolo, Lillo ha spiegato questo giro di telefonate dicendo che lo scorso 20 dicembre la sua fonte – non Woodcock, dice – gli aveva già rivelato le notizie coperte da segreto. Ha scritto che chiamò Sciarelli solo per avere una conferma. Le chiese infatti se Woodcock si trovasse a Roma in quel momento. Una risposta affermativa sarebbe stata una conferma per il pezzo che stava scrivendo, in cui parlava di perquisizioni in corso nella sede di CONSIP a Roma, ordinate proprio da Woodcock. Lillo scrive che Sciarelli chiamò Woodcock e che poco dopo lo avvertì che il magistrato non si trovava in città. Anche senza la conferma che cercava, Lillo scrisse comunque l’articolo sulle perquisizioni in corso. Il giorno successivo divenne chiaro che Woodcock si trovava effettivamente a Roma e che quindi, conclude Lillo, aveva mentito a Sciarelli per proteggere la segretezza della sua indagine. Il caso CONSIP ha prodotto numerose altre fughe di notizie, oltre a quella che ha portato a indagare Woodcock e Sciarelli. Lo scorso maggio, Lillo pubblicò il contenuto di un’intercettazione tra Matteo Renzi e suo padre Tiziano, ordinata dalla procura di Napoli. L’intercettazione è ancora coperta dal segreto e la sua pubblicazione era un reato. A febbraio diversi giornali pubblicarono una serie di informazioni che sembravano provenire da alcuni verbali della polizia giudiziaria che avrebbero dovuto rimanere riservati. In seguito a quest’ultima fuga di notizie, la procura di Roma ha tolto la delega a seguire le indagini ai carabinieri del Nucleo operativo ecologico (NOE), il reparto scelto da Woodcock per aiutarlo nell’inchiesta. Da allora sono emerse numerose irregolarità sulle modalità di indagine seguite dal NOE. Un capitano e un colonnello del NOE sono al momento indagati a Roma per falso e depistaggio per aver falsificato alcuni documenti spediti a Roma all’epoca del trasferimento dell’indagine e per aver mentito ai magistrati romani durante un interrogatorio. Non è ancora chiara l’origine di un’altra fuga di notizie che ha colpito l’inchiesta, questa volta a favore degli indagati. A quanto sembra, la scorsa estate l’ex amministratore di CONSIP, Luigi Marroni, fu avvertito da cinque persone diverse che la sua società era oggetto di un’indagine. Marroni ha detto in un interrogatorio che tra le persone che lo avvertirono c’erano due generali dei carabinieri e il ministro dello Sport Luca Lotti (è la pubblicazione di questa notizia da parte di Lillo lo scorso dicembre che ha portato all’indagine di questi giorni).

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