sabato, Aprile 20, 2024

Cronaca di Caserta. Avvocato, poliziotto e cancelliere a processo per mazzette

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Le tariffe del vicecommissario andavano dai 200 euro ai 2.500. A processo il 2 febbraio, Giovanni Romano, l’avvocato Anna Savanelli, il presidente Pierluigi Picardi, il cancelliere del tribunale di Napoli, Andrea Esposito.

L’avvocato Anna Savanelli  faceva sparire i fascicoli dagli uffici dei magistrati alla Procura di Napoli nord e li incendiava.  Il giudizio nel tribunale di Napoli nord è stato fissato per l’avvocato di Parete, accusata di corruzione in atti giudiziari, ma anche per il suo compagno, il «numero due» del commissariato di Sessa Aurunca, Giovanni Romano, quest’ultimo immortalato  in un video dalla guardia di finanza di Aversa mentre intascava denaro da alcuni conoscenti che avevano chiesto il porto d’armi in questura.

In cambio, il poliziotto avrebbe stilato una relazione positiva sulla loro fedina penale, garantendo il porto d’armi con la firma finale in questura a Caserta.

Le indagini rivelano le tariffe del vicecommissario che andavano dai 200 euro ai 2.500. Con loro a processo anche  il presidente Pierluigi Picardi, il 2 febbraio, il cancelliere del tribunale di Napoli, Andrea Esposito (accusato di aver dato alla Savanelli i fascicoli da far sparire per evitare l’esecuzione di pena dei suoi imputati), l’imprenditore Antonio Caterino di Casal di Principe, e Massimo Perrone di Giugliano in Campania, cliente della Savanelli.

L’avvocato, durante la prima fase d’indagine, avrebbe ammesso di aver dato alle fiamme il documento sottratto dalla cancelleria, ma ha poi sostenuto la sua innocenza per le altre vicende.

La difesa è stata affidata all’avvocato Mariangela Maietta, la Savanelli è intenzionata a dare battaglia in udienza. Così come il suo compagno, Romano: poliziotto considerato un ottimo investigatore, rappresentato in udienza dall’avvocato Luigi Imperato. I cinque imputati furono tutti arrestati nell’ottobre scorso.  Ai giudici dovranno spiegare i dettagli, le circostanze, e il denaro in più che entrava e usciva dallo studio legale. Il flusso dei soldi lo hanno tracciato bene i finanzieri di Aversa. «Sono solo il frutto del mio lavoro», aveva spiegato al giudice la Savanelli. Nessuna corruzione: questa la sua versione. Lei si difende dicendo che avrebbe presentato una semplice istanza in questura a Caserta per Salvatore Tornincasa, suo assistito, per il porto d’armi. Non ci sarebbero state «mazzette». La Savanelli è l’ex legale di Valter Lavitola, divenuta famosa per aver firmato l’istanza che avrebbe poi fatto uscire dal carcere l’ex direttore dell’Avanti.

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