lunedì, Giugno 16, 2025

Successo al Teatro Diana per la quarta edizione del Premio Umberto Bellissimo

C’è un punto segreto, nel cuore del Vomero, dove ogni anno si compie un rito d’arte e memoria. È il Teatro Diana, che per una sera si fa altare e tempio di un tributo struggente, intimo, necessario: il Premio Umberto Bellissimo. Un’iniziativa che, nata dall’amore della moglie dell’artista Paola De Marco Bellissimo, oggi è divenuta appuntamento identitario, voce che non tace, luce che non si spegne.

Giunto alla sua quarta edizione, il Premio – sostenuto con appassionata dedizione dall’Associazione “Umberto Bellissimo”, presieduta dal maestro Gianni Conte, con Giuseppe Giorgio vicepresidente e i membri Rosaria De Cicco, Adele Monaco, Antonella Morea e Carlo Piedepalumbo – ha rinnovato il suo incanto, trasformando il ricordo in presenza, la mancanza in testimonianza viva.

Successo al Teatro Diana per la quarta edizione del Premio Umberto Bellissimo
da sx Bruno Garofalo, GIuseppe Giorgio, MIrea Flavia Stellato e Gianno Conte foto Pino Attanasio

Sotto gli auspici della storica Famiglia Mirra, custode del Diana e del teatro che conta, la serata ha celebrato, ancora una volta, non solo un nome, ma un’idea romantica dell’arte: quella che fu propria di Umberto Bellissimo, artista d’equilibrio raro, uomo che sapeva fondere il rigore alla leggerezza, l’eleganza alla verità.

A ricevere il riconoscimento, un’opera realizzata dal maestro Salvatore Oliva, sono stati: Bruno Garofalo, regista e scenografo di visioni colte, premiato con lo “Speciale Umberto Bellissimo”; Adriano Falivene, interprete creativo e sfaccettato, per la sezione “Teatro Contemporaneo e Nuovi Scenari”; Patrizio Trampetti, cantore e testimone della Napoli musicale più poetica, insignito per il “Teatro Musicale”; e l’amatissima Nunzia Schiano, premiata come “Migliore Attrice Cinema e Teatro”, volto familiare e sempre vero, capace di racchiudere il popolare e il profondo.

Successo al Teatro Diana per la quarta edizione del Premio Umberto Bellissimo
a Sinistra la premiazione di ADriano Falivene

A condurre la serata, il giornalista e critico teatrale Giuseppe Giorgio, voce autorevole della scena culturale napoletana, affiancato dalla brillante attrice e giornalista Mirea Flavia Stellato, presenza vivace e luminosa. Sul palcoscenico, si sono alternati ospiti di gran rilievo, legati da mille fili all’universo bellissimiano: il cantante e leader della “Nuova Orchestra Italiana” Gianni Conte, l’istrionico Pino De Maio, la voce intensa di Barbara Buonaiuto, l’attrice e compagna d’arte Rosaria De Cicco, lo scrittore Stefano Cortese, il musicista Romeo Barbaro, l’attore e cantante Matteo Mauriello, il chitarrista Gennaro Venditto, e la professoressa Antonia Lezza, elegante studiosa di teatro.

In platea, tra i tanti nomi noti, hanno voluto rendere omaggio a Bellissimo anche Giovanni Mauriello, Gianni Averardi e Antonio Sinagra, testimoni di una stagione irripetibile dell’arte napoletana. Ripercorrere la carriera di Umberto Bellissimo è come sfogliare le pagine di una storia fatta di nobiltà e dedizione.

Diretto da Eduardo De Filippo in “La donna è mobile” di Scarpetta, fu interprete tra i prediletti di Luca e Luigi De Filippo, Mario Santella, Armando Pugliese, Bruno Garofalo, Andrée Ruth Shammah, Peppe Barra, Giacomo Rizzo, Antonio Calenda, Geppy Gleijeses. Il cinema lo accolse sin da “Mi manda Picone” di Nanni Loy, per poi vederlo recitare con Moretti, Salemme, De Crescenzo, Siani.

In televisione fu volto amato in “La squadra” e “Orgoglio”, mentre in musica lasciò due perle rare: “Bellissimo… canto a Viviani” e “Non solo Variété”, in duo con Gianni Conte. Indimenticabile la sua incarnazione di Sarchiapone ne “La Cantata dei Pastori” di Peppe Barra: lì, tra lazzo e preghiera, Bellissimo toccava l’anima del pubblico con quella sua cifra unica, che congiungeva sapienza attorale e umanità tangibile.

Uomo di mare, di vento e di quinte, Umberto Bellissimo era capace di raccontare il teatro come un fatto necessario. Ecco perché questo Premio non è commemorazione, ma resistenza poetica. Al Diana, ogni anno, si accende una fiamma che non arde solo per lui, ma attraverso lui: per tutti quelli che ancora credono che il teatro, il cinema, la musica siano luoghi dell’anima. E che la bellezza, quella vera, non muore mai.

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