giovedì, Aprile 18, 2024

Slow Food: la Campania tra “le eccellenze delle torrefazioni italiane”

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2Anews è un magazine online di informazione Alternativa e Autonoma, di promozione sociale attivo sull’intero territorio campano e nazionale. Ideato e curato da Antonella Amato, giornalista professionista. Il magazine è una testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n.67 del 20/12/2016.

di Maria Sordino – Alla vigilia dell’ingresso in Italia di Starbucks, nota catena di caffetterie nata a Seattle nel 1971, prevista a Milano fra la fine di quest’anno e l’inizio del 2017, la De’Longhi, azienda leader nella produzione di macchine da caffè e piccoli elettrodomestici ha realizzato, in collaborazione con Slow Food Educazione, uno strumento prezioso per gli appassionati del buon caffè: la guida online de “L’eccellenza delle torrefazioni italiane”, scaricabile direttamente dal sito, contenente le migliori 25 torrefazioni italiane.

La difficile selezione è stata affidata a Gabriella Baiguera, consulente di Slow Food, scrittrice ed esperta di caffè. La Baiguera ha girato l’Italia per circa 3 mesi, durante i quali ha raccolto le storie, studiato i metodi di lavorazione del caffè, valutato le origini e le miscele proposte e, solo al termine di questo importante lavoro, ha selezionato le migliori 25, che sono oggi presenti ne “L’eccellenza delle torrefazioni italiane”.

All’interno di questo pregiatissimo elenco, due torrefazioni campane: Caffè Verrè di Cellole, in provincia di Caserta e Campana Caffè di Torre Annunziata.

Sicuramente “a’ tazzulell’ e cafè” fa parte integrante del nostro DNA. Qualunque amico, conoscente o parente appena incontrato, a Napoli propone: “ti posso offrire un caffè?” Quando nel caos degli impegni, si cerca una conversazione tranquilla, nella città del sole si suole chiedere: “prendiamo un caffè?”, e quando qualcuno va a trovare un amico, prima di ogni altra cosa, gli viene chiesto: “ti faccio un caffè?”

Un risultato importante, quindi, visto che l’antica bevanda, che secondo alcuni arrivò clandestinamente in Campania, all’Università di Medicina di Salerno, spacciata come farmaco intorno al 1500, oggi come allora serve ancora a consolidare legami.

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